Libera circolazione dei lavoratori Ue: ancora troppi gli ostacoli

Sono ancora troppo pochi i cittadini dell’Unione che si spostano per lavorare in un altro Stato membro. Questo perché, malgrado le norme del Trattato Ue e del diritto derivato, gli Stati continuano a frapporre ostacoli diretti e indiretti, ad esempio non riconoscendo i periodi di lavoro svolti in un altro Stato. Per migliorare la situazione, la Commissione europea ha presentato, il 26 aprile, una proposta di direttiva sulle misure che facilitano l’accesso ai diritti conferiti ai lavoratori Ue (COM(2013)236, Proposal-directive-free-movement_en) per superare gli ostacoli esistenti, eliminare ogni forma di discriminazione e far acquisire maggiore consapevolezza sui diritti ai lavoratori migranti e ai datori di lavoro. La proposta, che dovrà incassare il sì del Parlamento europeo e del Consiglio, è articolata su tre livelli di intervento. Si parte dalla necessità di rendere effettivo il meccanismo di diffusione delle informazioni sui diritti anche attraverso il centro Your Europe ed Eures. Gli Stati dovranno dotarsi di una nuova struttura o utilizzarne una già operativa per combattere altre forme di discriminazione. Compito della struttura sarà quello di fornire informazioni, consulenza e assistenza alle vittime di discriminazioni, così come svolgere inchieste indipendenti, in sinergia con altre strutture come i punti di contatto e la rete Solvit.

Sul fronte dei diritti gli Stati non potranno arretrare rispetto alla soglia minima fissata nella proposta di direttiva e in altri atti dell’Unione e questo anche con riferimento ai diritti dei familiari dei lavoratori migranti. In ultimo, proprio a garanzia dell’effettività del sistema, dovranno essere predisposti rimedi giudiziali ed extra giudiziali come la conciliazione e la mediazione per attivare il diritto a non essere discriminati sulla base della nazionalità. I tempi di prescrizione delle azioni saranno fissati dai singoli Stati, ma a patto che non sia leso il diritto alla tutela giurisdizionale effettiva. Via libera poi all’avvio di azioni amministrative e giudiziali da parte di sindacati e altre organizzazioni.

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