L’Assemblea generale chiede al Consiglio di sicurezza di riconsiderare l’ingresso della Palestina tra gli Stati Onu

L’Assemblea generale dice sì all’ingresso della Palestina, chiede al Consiglio di sicurezza di “prendere in considerazione favorevolmente” l’istanza di Ramallah e, soprattutto, adotta, in via eccezionale e “senza costituire un precedente”, nuove modalità di partecipazione della Palestina, dal 2012 Stato non membro osservatore, in particolare alle sessioni e ai lavori dell’Assemblea generale (risoluzione). Il testo, che contiene un allegato il quale elenca le modalità di partecipazione della Palestina ai lavori dell’Assemblea generale, è stato approvato il 10 maggio, su proposta degli Emirati Arabi (Emirati Arabi), nel corso della decima sessione speciale di emergenza, con 143 voti a favore, 9 contrari, inclusi gli Stati Uniti e 25 astenuti, inclusa l’Italia (qui le dichiarazioni degli Stati states). L’approvazione della risoluzione ha un chiaro sapore politico – che, d’altra parte, era l’unico a cui puntava l’Assemblea anche tenendo conto della precedente votazione del Consiglio di sicurezza del 18 aprile (http://www.marinacastellaneta.it/blog/richiesta-di-ammissione-alle-nazioni-unite-porte-chiuse-per-la-palestina.html) – ma, dal punto di vista dell’ammissione la Palestina è destinata a rimanere nello status attuale ossia come Stato osservatore e non membro visto che, in base all’articolo 4 della Carta delle Nazioni Unite, per l’ingresso di un nuovo Stato come membro è necessario che sia adottata una decisione dell’Assemblea su proposta del Consiglio di sicurezza. Questo vuol dire che il no già espresso in Assemblea (e in precedenza anche in Consiglio) sarà riprodotto dagli Stati Uniti nella votazione del Consiglio di sicurezza. Resta così bloccato il pieno ingresso.

La risoluzione, in ogni caso, è un risultato politico rilevante per la Palestina in quanto nel testo è chiarito che essa è pienamente qualificata per lo status di membro delle Nazioni Unite e per l’ammissione ai sensi dell’articolo 4 della Carta e l’Assemblea, in questa direzione, raccomanda al Consiglio di riconsiderare favorevolmente la questione. Ribadito il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese che deve essere realizzato anche per arrivare alla pace nella regione e dopo aver chiesto la cessazione dell’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele, l’Assemblea generale ha stabilito, in via eccezionale e senza costituire un precedente (così da tranquillizzare diversi Stati contrari all’ingresso del Kosovo), una serie di diritti alla Palestina per arrivare a un’assimilazione tra Palestina e altri Stati almeno all’interno dell’Assemblea generale (e, in ogni caso, in modo limitato).

In particolare, l’Assemblea ha varato diritti e privilegi relativi alla partecipazione della Palestina a partire dalla 79esima sessione tra i quali il diritto di sedere tra gli Stati membri in ordine alfabetico; fare dichiarazioni a nome di un gruppo; presentare proposte ed emendamenti e introdurli; co-sponsorizzare proposte ed emendamenti, anche a nome di un gruppo; proporre punti da inserire nell’ordine del giorno provvisorio delle sessioni ordinarie o speciali e richiedere l’inserimento di punti supplementari o aggiuntivi nell’ordine del giorno delle sessioni ordinarie o speciali; il diritto dei membri della delegazione dello Stato di Palestina di essere eletti come funzionari nella plenaria e nei Comitati principali dell’Assemblea generale; la piena ed effettiva partecipazione alle conferenze delle Nazioni Unite e alle conferenze e riunioni internazionali convocate sotto gli auspici dell’Assemblea generale o, se del caso, sotto gli auspici di altri organi delle Nazioni Unite. Resta ferma, in ogni caso, l’assenza del diritto di voto, in linea con l’articolo 82 del regolamento dell’Assemblea generale (Rules).

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