La durata eccessiva di un processo intentato per ottenere un assegno di invalidità comporta un pregiudizio importante e la possibilità di ricorrere a Strasburgo

I processi durati troppo a lungo dinanzi ai tribunali nazionali per questioni relative alla determinazione e alla liquidazione di un assegno di invalidità comportano sempre un pregiudizio importante. Di conseguenza, le vittime possono ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo senza che lo Stato chiamato in causa possa bloccare il ricorso eccependo l’assenza di un pregiudizio importante. E’ quanto risulta dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo depositata il 24 aprile (De Ieso contro Italia, n. 34383/02, http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?item=1&portal=hbkm&action=html&highlight=34383/02&sessionid=93183130&skin=hudoc-en) con la quale la Corte ha accolto il ricorso presentato dagli eredi di un uomo che si era rivolto ai tribunali nazionali per vedersi riconoscere l’assegno di invalidità. Il procedimento era durato 10 anni e due mesi per due gradi di giudizio: la Corte di appello alla quale si era rivolta la vittima in base alla legge Pinto gli aveva liquidato 2.582 euro, somma considerata insufficiente a indennizzare i danni morali subiti. Di qui l’azione alla Corte europea che ha constatato la violazione dell’articolo 6, la sussistenza di un pregiudizio importante concedendo, anche per l’esiguità dell’importo liquidato in base alla legge Pinto da parte dei tribunali nazionali, la somma di 1.900 euro per i danni non patrimoniali e di 2.000 euro per le spese sostenute.

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