La doppia ammenda simultanea per violazione delle regole sulla concorrenza non è in contrasto con il ne bis in idem – Double fine for violation of competition law is not in contrast with the ne bis idem principle

Il principio del ne bis in idem non impedisce l’adozione di un provvedimento di un’autorità nazionale antitrust che applica una sanzione con un importo doppio, calcolato sia come conseguenza della violazione del diritto interno sia del diritto Ue. E’ quanto ha stabilito la Corte di giustizia dell’Unione europea con la sentenza relativa alla causa C-617/17 depositata il 3 aprile (C-617:17) che, in pratica, ha confermato l’orientamento degli eurogiudici verso una nozione differenziata del ne bis in idem in materia di concorrenza considerando che ha rilievo non solo la nozione di stesso fatto e medesimo oggetto, ma anche, ai fini della sua applicazione effettiva, dell’identità dell’interesse giuridico protetto. Lussemburgo, precisato che il principio del ne bis in idem si applica al diritto della concorrenza, ha così circoscritto, in quest’area grigia che – come osservato dall’Avvocato generale Nils Walh nelle conclusioni depositate 29 novembre 2018 – è a metà strada tra il diritto penale e il diritto amministrativo, gli effetti del principio. Per la Corte, quindi, l’autorità nazionale può applicare una doppia ammenda simultanea per violazione del diritto interno antitrust e delle regole Ue sull’abuso di posizione dominante proprio perché le norme europee sulla concorrenza e quelle nazionali “considerano le pratiche restrittive sotto aspetti diversi”. 

La controversia nazionale aveva come protagonisti una compagnia di assicurazione accusata di aver abusato della sua posizione dominante nel campo delle assicurazioni sulla vita in Polonia e l’ufficio per la tutela della concorrenza e dei consumatori polacco che aveva imposto alla società un’ammenda il cui importo era stato determinato considerando sia la violazione del diritto nazionale della concorrenza sia la violazione dell’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. La Corte suprema, prima di decidere, si è rivolta a Lussemburgo per alcuni chiarimenti sulla corretta qualificazione del principio del ne bis in idem anche alla luce dell’articolo 50 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La Corte ha dato il via libera alla doppia ammenda simultanea perché l’articolo 50 non preclude l’applicazione parallela del diritto interno e del diritto Ue. In questi casi, infatti, manca il “bis” perché non è in discussione lo svolgimento di un secondo procedimento, con la conseguenza che non si configura un contrasto con il ne bis in idem. Detto questo, però, pur garantendo la libertà nella scelta delle sanzioni, la Corte chiede alle autorità nazionali di “vegliare a che le violazioni del diritto dell’Unione siano punite, sotto il profilo sostanziale e procedurale, in forme che siano analoghe a quelle previste per le violazioni del diritto interno simili per natura e importanza e che, in ogni caso, conferiscano alla sanzione stessa un carattere effettivo, proporzionale e dissuasivo”. Spetta così ai giudici nazionali verificare se le ammende applicate congiuntamente siano proporzionate alla natura dell’infrazione.

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