A trent’anni dal riconoscimento, nell’articolo 8C del Trattato di Maastricht, del diritto dei cittadini Ue ad ottenere la tutela consolare da rappresentanze di altri Stati membri se nello Stato terzo manca quella del proprio Paese, la Commissione europea ha presentato, il 6 dicembre, la proposta direttiva sulla tutela consolare per assicurare una migliore protezione di cittadini di Stati membri che si trovano in uno Stato terzo in cui il proprio Paese non ha né un consolato né un’ambasciata (COM(2023)914, Proposta di direttiva). La Commissione ritiene che un intervento sia necessario per rendere la cittadinanza europea più tangibile per i cittadini rafforzando i diritti ad essa connessi, soprattuto a seguito delle crisi degli ultimi anni, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, che richiedono un cambiamento del quadro normativo.
Il diritto, oggi garantito dall’articolo 20 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e dall’articolo 46 della Carta dei diritti fondamentali, era stato già disciplinato nella direttiva (UE) 2015/637 sulle misure di coordinamento e cooperazione per facilitare la tutela consolare dei cittadini dell’Unione non rappresentati nei Paesi terzi. Con la nuova proposta, la Commissione punta a una semplificazione delle procedure, a un migliore utilizzo della rete delle delegazioni dell’Unione per assistere i cittadini in difficoltà e a nuove misure di preparazione e di risposta alle crisi, anche con l’invio di squadre congiunte di esperti consolari per rafforzare il personale diplomatico e consolare durante le crisi. Tra le novità, un chiarimento sulla nozione di cittadini non rappresentati, con una modifica del vecchio articolo 6: è precisato che la presenza di un console onorario può essere considerato “solo se l’assistenza richiesta dal cittadino rientra nelle competenze del console onorario”. È stata altresì prevista l’elaborazione di piani di emergenza consolari comuni per facilitare la risposta a eventuali future crisi consolari. Ad avviso della Commissione, inoltre, la proposta “fornisce una base giuridica per l’eventuale dispiegamento delle cosiddette squadre consolari miste, ossia squadre multidisciplinari volontarie composte da esperti consolari degli Stati membri e delle istituzioni dell’Unione, per sostenere i servizi consolari locali degli Stati membri, potenzialmente a corto di personale, in tempi di crisi”.
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