Da un lato le esigenze dello sviluppo economico e della circolazione dei capitali ma, dall’altro lato, le questioni di sicurezza e ordine pubblico nell’Unione europea che si intrecciano sempre di più con la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e i cambiamenti geopolitici. Un quadro che porta in primo piano il controllo sugli investimenti esteri diretti (IED) da Paesi extra Ue nello spazio europeo, disciplinato dal regolamento (UE) 2019/452 del 19 marzo 2019 che istituisce un quadro per il controllo degli investimenti esteri diretti nell’Unione. Per fare il punto sulla situazione nei 27 Stati membri, la Commissione europea ha pubblicato, il 19 ottobre, la terza relazione annuale sul controllo degli investimenti esteri diretti nell’Unione (COM(2023) 590, investimenti esteri diretti), accompagnata dal documento di lavoro che contiene l’analisi dei singoli Paesi, inclusa l’Italia (SWD(2023)329). Nel 2022 a fronte di un totale di 1.200 miliardi relativi agli IED nello spazio UE, la Commissione ha esaminato oltre 420 investimenti esteri diretti nell’Unione europea e ha evidenziato che, grazie al regolamento, gli Stati membri sono stati più reattivi e da 11 Stati membri che si erano già dotati di un meccanismo di controllo si è passati a 21. L’Italia è tra i Paesi adempienti. L’indicato meccanismo, inoltre, è stato utilizzato sempre più di frequente, anche grazie alla rapidità con la quale la Commissione valuta le operazioni di investimenti esteri diretti notificate dagli Stati membri, non rallentando così le procedure. Nell’87% dei casi la valutazione è stata effettuata in soli 15 giorni e Bruxelles tiene a sottolineare che il nuovo regolamento non ha condotto a una stretta sugli investimenti esteri diretti perché degli oltre 420 casi esaminati nel 2022 meno del 3% dei casi ha portato la Commissione a formulare un parere negativo. Segno che il sistema, funzionale alla realizzazione della strategia di sicurezza economica, è adeguato a garantire controlli, senza bloccare il flusso di investimenti. Nel 2022 gli Stati Uniti sono rimasti il principale investitore estero, seguiti dal Regno Unito, mentre sono diminuiti gli investimenti da Svizzera, Cina, Giappone e Canada. La principale destinazione degli investimenti è stata la Germania, seguita da Spagna, Italia, Francia e Paesi Bassi.
Con il sistema in vigore, gli Stati membri dell’UE, tenuti ad applicare il regime di controllo degli IED, devono notificare gli investimenti esteri diretti agli altri Stati membri e alla Commissione europea se tali investimenti rischiano di incidere sulla sicurezza o sull’ordine pubblico in più di uno Stato membro o se rischiano di avere un impatto su progetti o programmi strategici di interesse collettivo per l’UE. Gli investimenti notificati sono poi analizzati dalla Commissione e, qualora sollevino dubbi e preoccupazioni, la Commissione stessa o altri Stati membri possono condividerle con lo Stato membro notificante, che ne tiene conto al momento di decidere in merito all’investimento.
Nella relazione, un capitolo è dedicato alle tendenze e alle cifre relative agli IED nell’UE, un altro agli sviluppi legislativi negli Stati membri, il capitolo 3 riguarda le attività di controllo degli IED nei singoli Stati e la parte conclusiva è rivolta al meccanismo di cooperazione dell’UE sul controllo.
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