Anche l’Italia, il 3 settembre, ha firmato la Dichiarazione di intenti condivisi sulle operazioni di pace delle Nazioni Unite (Action for Peacekeeping – A4P, dpko-dfs), voluta dal Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, per rafforzare l’impegno di Stati, Consiglio di Sicurezza, partner regionali e finanziatori con riguardo alle attività di peacekeeping che incontrano troppo spesso ostacoli nell’attuazione del proprio mandato. Di qui la necessità di un intervento che permetta una maggiore sicurezza per le forze impegnate sul campo e consenta alle operazioni di mantenimento della pace di affrontare le nuove sfide. La Dichiarazione diffusa il 16 agosto sottolinea la necessità di garantire i principi base delle operazioni di peacekeeping come il consenso delle parti, l’imparzialità, il non utilizzo della forza salvo nei casi di legittima difesa. Strumento essenziale per prevenire, contenere e risolvere i conflitti, le peacekeeping richiedono una maggiore inclusione e partecipazione della popolazione e un coordinamento con le organizzazioni internazionali regionali, in particolare l’Unione africana e l’Unione europea. Nel documento è sottolineata l’importanza di una politica di tolleranza zero per i peacekeepers che commettono abusi sessuali.
L’obiettivo è la trasformazione della Dichiarazione in un accordo formale entro la fine del 2018.
Al 5 settembre hanno aderito: Pakistan, Regno Unito, Ucraina, Uruguay, Costa Rica, Francia, Gambia, Polonia, Peru, Spagna, Italia, Etiopia, Estonia, Giordania, Bangladesh, Guinea, Slovenia, Finlandia, Monaco, Germania, Indonesia, Paesi Bassi.
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