Il Consiglio d’Europa si mobilita per Navalny. Nuovo ricorso alla Corte di Strasburgo e nuovo intervento dell’Assemblea Parlamentare

Il Consiglio d’Europa prova ad arginare la Russia e a salvare Aleksey Navalny, detenuto da gennaio 2021 in una colonia penale lontana da Mosca. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha già accertato la violazione del diritto all’equo processo che ha portato alla sua condanna (sentenza 17 ottobre 2017, ricorso n. 101/15, CASE OF NAVALNYYE v. RUSSIA), ma Mosca non ha neanche dato esecuzione alle misure provvisorie fissate dalla Corte di Strasburgo, in base all’articolo 39 della Convenzione dei diritti dell’uomo, con il provvedimento del 16 febbraio 2021, con il quale era stata chiesta la liberazione di Navalny, per il grave e precario stato di salute del detenuto. Adesso arriva a Strasburgo un nuovo ricorso. Il 19 aprile, infatti, la Corte europea ha dato notizia della nuova azione legata alle violazioni della Russia con riguardo alle condizioni di detenzione di Navalny, contrarie agli standard internazionali (Aleksey Navalnyy). Navalny, dopo un avvelenamento, che secondo molti sarebbe stato provocato da agenti russi (il Cremlino respinge le accuse) e un periodo di cure in Germania, era rientrato a Mosca dove è stato arrestato e condotto in una struttura detentiva nota per le pessime condizioni di detenzione. Qui il suo stato di salute è peggiorato e nel nuovo ricorso il dissidente sostiene che è stato violato l’articolo 2 sul diritto alla vita e l’articolo 3 sul divieto di tortura. La Corte ha comunicato il ricorso a Mosca che dovrà presentare le proprie osservazioni entro il 12 luglio 2021.

E’ scesa in campo anche l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, con una risoluzione (ris. 2375) e una raccomandazione (2202), adottate il 22 aprile, con le quali l’Assemblea ha chiesto al Comitato dei Ministri di intervenire utilizzando l’articolo 46 della Convenzione per chiedere l’esecuzione effettiva della sentenza del 2017.

In attesa della liberazione di Navalny, Mosca deve fornire tutte le cure mediche necessarie e permettere al Comitato per la prevenzione della tortura e di trattamenti disumani e degradanti del Consiglio d’Europa di visitare il detenuto e la colonia penale (qui il rapporto n. 15270 del 19 aprile, Report).

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