Il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa chiede all’Italia misure per tagliare i tempi dei processi e migliorare il trattamento dei rom

Riforme frammentate, mancanza di interventi di tipo organizzativo e gestionale nell’attività di tribunali e giudici. Assenza di misure in grado di prevenire i ritardi nei processi. Aumento del numero di ricorsi a Strasburgo. E’ il quadro, a tinte fosche, disegnato dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, che ha pubblicato le osservazioni sulla visita in Italia compiuta nel luglio scorso. Nel rapporto divulgato oggi (CommDH(2012)26, CommDH(2012)26_IT),  trova spazio anche lo stato sulla protezione dei diritti umani dei rom e dei sinti che rischia di essere compromessa dalla diffusione di messaggi di incitamento all’odio anche nei discorsi politici.

Per quanto riguarda le questioni legate al funzionamento della giustizia, il Commissario ha sottolineato l’eccezionale situazione del fenomeno in Italia. E’ vero che anche altri Stati sono alle prese con i ritardi nella durata dei processi, ma l’Italia batte ogni record negativo. Con conseguenze non solo sulla protezione dei diritti umani, ma anche sul piano economico perché l’inefficienza della giustizia riduce dell’1%, ogni anno, il PIL.

Non solo. Anche le riforme più promettenti non hanno funzionato e la tendenza all’eccessiva durata dei processi non è stata invertita. Neanche la riforma sulla mediazione in sede civile ha ingranato la prima anche per alcuni ostacoli frapposti dagli avvocati. Non mancano gli esempi positivi come il Tribunale di Torino che ha ridotto l’arretrato del 26,5% in 5 anni.

Per quanto riguarda la situazione di rom e sinti, il Commissario ha evidenziato che il «drastico ridimensionamento dell’Ufficio anti-discriminazione» rischia di impedire il raggiungimento degli obiettivi d’inclusione dei rom e di lotta alla discriminazione». Preoccupa la mancata integrazione dei rifugiati nel Paese che è in contrasto con gli obblighi internazionali in materia di diritti umani. Parla per tutti il caso del cosiddetto «Palazzo della vergogna» a Roma che accoglie 800 rifugiati senza che vengano adottate misure positive di intervento e di integrazione.

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