Malgrado le sentenze di condanna arrivate da Strasburgo, dovute al sovraffollamento carcerario, nelle strutture di detenzione italiane non sono state prese tutte le misure necessarie per garantire il pieno rispetto della Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Non solo. La popolazione carceraria è aumentata rispetto al 2016, anno dell’ultima visita del Comitato del Consiglio d’Europa per le prevenzione della tortura, con inevitabili problemi sulle condizioni di detenzione. Ma non basta. Tra i dati critici emersi nel nuovo rapporto sull’Italia presentato oggi dal Comitato per la prevenzione contro la tortura, frutto della visita compiuta tra il 12 e il 22 marzo 2019 (CPT/Inf(2020)2 2020-02-inf-eng), risultano casi di maltrattamenti fisici ai detenuti da parte del personale di polizia penitenziaria. Poi il solito quadro costituito da carenze materiali: docce fatiscenti e insalubri, cibo di qualità scadente, strutture spartane. Certo, ci sono anche dati positivi come le modifiche alla legge sull’ordinamento penitenziario, ma non sempre nell’attuazione effettiva tutto fila liscio. Tra le misure positive, il Comitato ha segnalato i piani individuali di trattamento, sottolineando, però, l’assenza di organico che compromette, in alcune strutture, l’attuazione effettiva delle misure. Il Comitato, inoltre, ha rilevato che “il personale penitenziario continua a fraintendere il concetto di sorveglianza dinamica, che richiede lo sviluppo di relazioni costruttive tra gli agenti di custodia e i detenuti, ponendo in risalto la nuova concezione del ruolo degli agenti penitenziari, che non devono limitarsi a svolgere una funzione di “sorveglianti del mazzo di chiavi”, come invece avviene tuttora”.
Tra le misure richieste all’Italia, per garantire il pieno rispetto della Convenzione per la prevenzione della tortura, l’abolizione della misura dell’isolamento diurno imposto dal tribunale come sanzione accessoria per i detenuti condannati all’ergastolo, un maggiore controllo e un immediato trattamento di ogni denuncia da parte dei detenuti, l’utilizzo di misure alternative alla detenzione. Il documento, inoltre, ha focalizzato l’attenzione sulle strutture del carcere di Biella, Milano Opera, Saluzzo e Viterbo.
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