Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa prende atto dell’impossibilità per l’Italia di svolgere nuove indagini per alcuni casi di tortura relativi al G8 di Genova e dell’applicazione della prescrizione, con riferimento ad alcuni ricorrenti ai quali la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva dato ragione condannando l’Italia per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea che vieta la tortura e i trattamenti disumani e degradanti, ma chiede alle autorità italiane di fornire ulteriori informazioni sulle misure individuali che il Governo intende prendere a seguito del verdetto di Strasburgo. Con la decisione 2019(1362/H46-14 (CM), depositata il 5 dicembre nel caso Cestaro contro Italia, il Comitato dei Ministri, nella sua attività di supervisione dell’esecuzione delle sentenze di Strasburgo, boccia l’Italia per l’assenza di adozione di misure individuali, ma dà un parere positivo, almeno in parte, con riguardo alle misure generali che hanno condotto all’adozione della legge che ha introdotto il reato di tortura nell’ordinamento giuridico italiano. Tuttavia, il Comitato giudica negativamente la scelta di non cogliere l’occasione per escludere l’applicazione della prescrizione dai casi di tortura. Tra l’altro, ad avviso del Comitato, questo, insieme ad altri interventi che l’Italia dovrebbe adottare, servirebbero per applicare una tolleranza zero nei casi di tortura assicurando alla giustizia tutti gli agenti e organi dello Stato che prendono parte a questi crimini.
In ragione delle indicate lacune, il Comitato non ha chiuso il caso, malgrado la sentenza della Corte risalga al 2015, e ha chiesto ulteriori chiarimenti che dovranno essere forniti entro il 30 giugno 2020.
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