Condizioni di vita e di lavoro disumane: i lavoratori agricoli migranti, in diverse regioni italiane, sono sottoposti a gravi forme di sfruttamento. Lo ha scritto la Relatrice speciale dell’ONU sulle forme contemporanee di schiavitù Urmila Bhoola al termine della missione in Italia (su richiesta dello stesso Stato), svoltasi dal 3 al 12 ottobre (OHCHR | Country visit to Italy (3-12 October 2018), con visite in aziende agricole e centri di accoglienza ufficiali per i lavoratori migranti in Calabria, Puglia (Foggia e Cerignola) e Lazio (Latina), nonché negli insediamenti di Borgo Mezzanone (Foggia) e San Ferdinando (Calabria). La maggior parte dei lavoratori arriva dall’Africa sub-sahariana. Nelle note conclusive, la Relatrice speciale ha sottolineato che molti lavoratori “non hanno altra scelta se non continuare a lavorare in condizioni simili alla schiavitù” e, spesso, sono costretti a consegnare i propri documenti ai caporali. In zone come Borgo Mezzanone e San Ferdinando le persone vivono in una situazione di segregazione. I migranti irregolari sono a maggior rischio di sfruttamento e le donne sono vittime della tratta a fini di sfruttamento sessuale e lavorativo.
Tra le note positive, l’introduzione nel codice penale del divieto di caporalato (legge 199/2016), con sanzioni sui datori di lavoro e sui caporali che sfruttano i migranti. L’Italia, però, non ha ancora ratificato la Convenzione sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, nonché del Protocollo n. 29 della Convenzione OIL sul lavoro forzato. Non solo. Le ispezioni sul lavoro risultano spesso inefficaci, anche per lo scarso numero di ispettori rispetto alle aziende agricole da controllare. Il rapporto conclusivo della visita e le raccomandazioni all’Italia saranno presentate al Consiglio per i diritti umani nel settembre 2019. In particolare, la Relatrice speciale chiede centri pubblici locali per l’impiego, eliminando gli intermediari privati, il trasporto pubblico nelle zone rurali, l’accesso alla giustizia, un rafforzamento degli ispettorati del lavoro, l’accesso ai servizi di base e, in particolare, all’assistenza sanitaria, all’abitazione e ai servizi igienici.
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