Diritto alla vita: approvato il General Comment- Right to life: Human Rights Committe adopts General Comment

Il diritto alla vita all’attenzione del Comitato dei diritti dell’uomo che ha pubblicato, il 30 ottobre, il General Comment n. 36 sull’articolo 6 del Patto sui diritti civili e politici del 1966 che assicura l’indicato diritto (CCPR_C_GC_36). L’accordo sul testo finale è stato frutto di un lungo percorso, iniziato nel 2015, con non poche difficoltà e contrasti. Prima di tutto, come chiarito dal Relatore Yuval Shany, nel documento, che innova quelli presentati nel 1982 (n. 6) e nel 1984 (n. 14), è respinta un’interpretazione limitata del diritto alla vita al fine di assicurare la più ampia applicazione del diritto la cui attuazione concreta, in ogni fase, è fondamentale per la piena dignità di ogni individuo. In questa direzione, si afferma il diritto a una vita dignitosa, ma non si affronta la questione se nel diritto alla vita sia incluso anche quello all’eutanasia. Tuttavia, per rispettare la norma in esame, gli Stati che hanno adottato una legislazione sul fine vita in caso di malattie terminali devono predisporre misure adeguate e solide tutele per verificare il pieno rispetto della libera volontà del paziente. Il General Comment riporta, su ogni aspetto, la giurisprudenza e la prassi in materia, anche grazie al contributo fornito da vari Stati che hanno presentato osservazioni. Tra gli altri, la Germania, la Francia, la Svezia, la Russia, i Paesi Bassi, il Regno Unito, gli Stati Uniti. L’Italia assente. Centrale la necessità di prevenire conflitti, causa di continue violazioni del diritto, ma anche di crimini come l’hate speech che incidono sul diritto in esame. Inoltre, il documento affronta la questione della pena di morte e dell’utilizzo di nuove armi nei conflitti.

Chiariti gli obblighi negativi e positivi degli Stati, il Comitato precisa che l’effettiva attuazione del diritto impone sulle autorità nazionali obblighi di due diligence. A tal riguardo, maggiori tutele devono essere assicurate a categorie vulnerabili, nonché ad attivisti dei diritti umani, giornalisti, testimoni di crimini e vittime di violenza familiare. Il testo analizza anche la questione del diritto all’aborto, chiarendo che ogni limitazione alla possibilità per la donna di ricorrere all’aborto non può mettere a rischio la vita della donna stessa e la sua salute fisica e mentale.

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