Il Parlamento europeo ha aggiunto un altro tassello nella realizzazione dei diritti procedurali degli individui all’interno dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. E lo ha fatto con l’approvazione, nella seduta plenaria di oggi, della proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al diritto di accesso a un difensore nel procedimento penale e al diritto di comunicare al momento dell’arresto (P7). Con 661 voti a favore, 29 contrari e 8 astensioni, il testo passa adesso al Consiglio Ue per l’adozione definitiva e la successiva pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Sono oltre 8 milioni i processi penali che si svolgono ogni anno in Europa e, malgrado il diritto di accesso a un avvocato di propria fiducia sia garantito in ogni Stato, sono ancora troppe le differenze esistenti. In alcuni Stati, infatti, gli indagati non sempre possono vedere un avvocato durante l’interrogatorio della polizia e non in ogni occasione è garantita la segretezza dei contatti con il difensore. Divergenze che devono essere superate non solo per realizzare in modo effettivo il diritto garantito dagli articoli 47 e 48 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, ma anche per agevolare la realizzazione effettiva degli strumenti di cooperazione giudiziaria penale come il mandato di arresto europeo.
La nuova direttiva si aggiunge alla 2012/13/Ue sul diritto all’informazione nei procedimenti penali e alla direttiva 2010/64/UE sul diritto all’interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali.
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