Diritti umani e lotta al terrorismo in uno studio dell’Agenzia Ue per i diritti fondamentali

Gli attacchi terroristici non provocano effetti drammatici solo nel momento in cui sono effettuati o solo nei confronti delle persone direttamente colpite, ma anche per lungo tempo, sull’intera società e, soprattutto, sui diritti umani. Di conseguenza, gli atti legislativi adottati per fronteggiare il terrorismo devono sì prevedere misure idonee per prevenire, per svolgere le indagini e per sanzionare gli autori, ma sempre nel rispetto dei diritti umani, che non possono essere messi in secondo piano. In caso contrario, l’impatto negativo del terrorismo sulla società nel suo complesso sarebbe ancora più devastante. Per fare il punto sul rapporto tra la direttiva 2017/541 sulla lotta contro il terrorismo, che sostituisce la decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio e che modifica la decisione 2005/671/GAI del Consiglio (terrorismo) e la tutela dei diritti umani, l’Agenzia europea per i diritti fondamentali ha pubblicato, a dicembre 2021, uno studio sull’impatto sui diritti fondamentali della direttiva (rapporto FRA). In particolare, nello studio, attraverso interviste a giudici, procuratori, avvocati ed esperti, è stata considerata la situazione in Belgio, in Grecia, in Spagna, in Francia, in Ungheria e in Svezia, con un focus su tre reati: la pubblica provocazione per commettere reati di terrorismo (art. 5), i viaggi all’estero a fini terroristici (art. 9) e la ricezione di addestramento per fini terroristici (art. 8). L’Agenzia specifica che questi reati possono avere un impatto sulle libertà fondamentali come quella di movimento e di espressione sia online sia offline. I maggiori rischi – scrive l’Agenzia – arrivano da metodi di indagine particolarmente intrusivi come le intercettazioni delle comunicazioni. E’ poi necessario fare sì che le misure per combattere il terrorismo non siano utilizzate per colpire persone o gruppi che manifestano legittimamente la propria fede religiosa o politica.

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