Corte Ue: il requisito dell’altezza minima nei concorsi pubblici è discriminatorio

I requisiti fisici come l’altezza imposti per l’accesso ad alcuni concorsi sono discriminatori nei confronti delle donne. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell’Unione europea con una sentenza depositata il 18 ottobre nella causa C-409/16 (C-409:16). A rivolgersi a Lussemburgo è stato il Consiglio di Stato greco chiamato a risolvere una controversia tra il Ministero degli interni e una donna esclusa da un concorso per l’arruolamento in polizia perché non in possesso del requisito di statura minima (1 metro e 70 centimetri) imposto dalla normativa nazionale (condizione eliminata in Italia con il decreto 207/2015).

La Corte di giustizia ha stabilito che nel caso di specie si era verificata una discriminazione indiretta. E’ vero che il requisito dell’altezza minima era previsto per tutti i candidati ma, in via di fatto, sfavoriva un numero più alto di donne rispetto agli uomini. La direttiva 76/207 sull’attuazione del principio della parità di trattamento fra uomini e donne per l’accesso al lavoro (modificata dalla 2002/73, recepita in Italia con Dlgs n. 145/2005) – osserva la Corte – permette agli Stati di introdurre alcune condizioni se necessarie e giustificate dal perseguimento di una finalità legittima come il buon funzionamento dei servizi di polizia. Tuttavia, dette condizioni, per essere compatibili con la direttiva, non devono andare “oltre quanto necessario al conseguimento” dell’obiettivo legittimo. Pertanto, le autorità nazionali, se ci sono misure che possono raggiungere lo stesso risultato, limitando gli effetti discriminatori, devono optare per dette misure. In questa direzione, la Corte ha indicato la possibilità di ricorrere a misure “meno svantaggiose per le donne” come una preselezione fondata su prove specifiche che permettono di testare le capacità fisiche in modo effettivo, evitando automatismi che fanno correre il rischio di effetti discriminatori. Una conclusione che fa ipotizzare che anche altre condizioni fisiche precostituite dai legislatori nazionali potrebbero correre il rischio di non superare il vaglio di Lussemburgo.

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