Con la sentenza dell’8 luglio la Trial Chamber VI della Corte penale internazionale, con sede all’Aja (Paesi Bassi), si è pronunciata sulla colpevolezza per crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei confronti di Bosco Ntaganda, leader di un gruppo di combattenti congolesi (le Forze patriottiche per la liberazione del Congo, FPLC, e l’UPC, l’Unione dei patrioti congolesi) accusato, tra l’altro, di stupri sistematici, di schiavitù sessuale e del reclutamento di bambini soldato (ICC-01/04-02/06, CR2019_03568). Il signore della guerra noto con il soprannome di “Terminator” ha commesso atroci crimini, tra il 2002 e il 2003, nella regione di Ituri, in Congo. Il mandato di arresto era stato emesso nel 2006, ma l’uomo è stato latitante fino al 2013, quando ha deciso di consegnarsi alla Corte attraverso l’ambasciata americana. La Corte, con una sentenza di 539 pagine, ha accertato la responsabilità dell’imputato oltre ogni ragionevole dubbio. L’inchiesta sulla situazione in Congo era iniziata nel giugno 2004, dopo che la stessa Repubblica del Congo aveva chiesto l’intervento della Corte che, nella sentenza dell’8 luglio, ha rilevato che i crimini commessi sono stati realizzati in modo sistematico, frutto di una precisa strategia volta a colpire la popolazione civile. L’imputato – osserva la Camera – rivestiva un ruolo molto importante, era esperto di strategie militari e ha dato ordini anche agli altri autori di crimini, pianificando le azioni criminali. Non solo. Il suo ruolo è stato centrale nel reclutamento dei bambini soldato.
Adesso, in base all’articolo 76 dello Statuto, la Camera dovrà pronunciarsi sulla pena da scontare.
Patrik Pappalardo
luglio 15, 2019La sentenza emanata dalla CPI è una conferma importante per quanto riguarda la violazione dello Jus Cogens.
La commissione dei crimini di guerra e crimini contro l’umanità come accertati dalla Trial chamber VI nei confronti dell’imputato ribadisce ed afferma il consolidamento dello Jus Cogens, sicuramente il compianto professore Antonio Cassese ne sarebbe soddisfatto nel vedere che il suo impegno per il diritto internazionale umanitario trova importante riconoscimento nella giustizia penale internazionale e nella comunità mondiale.