L’Irlanda chiama in giudizio il Regno Unito contestando la violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo a seguito dell’adozione, il 18 settembre 2023, del Northern Ireland Troubles (Legacy and Reconciliation) Act 2023 (Legislation). Nel ricorso n. 1859/24 (Irlanda ECHR), depositato il 14 gennaio 2024, l’Irlanda, in base all’articolo 33 della Convenzione che si occupa dei ricorsi interstatali, chiede alla Corte di accertare la violazione dell’articolo 2 che assicura il diritto alla vita, dell’articolo 3 che vieta i trattamenti inumani o degradanti, dell’articolo 6 sull’equo processo, dell’articolo 13 sul diritto alla tutela giurisdizionale effettiva e dell’articolo 14 sul divieto di discriminazione. Ad avviso dello Stato ricorrente, il riconoscimento dell’immunità condizionale a militari per diversi reati, in presenza di talune condizioni, legati ai cosiddetti troubles, durante il conflitto nordirlandese, così come la concessione di amnistie ad ex militari e combattenti è in contrasto con la Convenzione. Inoltre, risulterebbero contrarie alla Convenzione talune disposizioni della normativa interna con riguardo all’acquisizione di informazioni e la sostituzione di indagini affidate a una nuova commissione indipendente creata ad hoc con l’obiettivo dichiarato di favorire la riconciliazione. L’Irlanda contesta anche le preclusioni e i limiti all’azione in sede civile da parte delle vittime degli abusi. Tali misure sono state fortemente contestate dai familiari delle vittime proprio per la contrarietà alla Convenzione e perché, di fatto, portano a un colpo di spugna degli abusi commessi da forze militari e di polizia nella repressione delle contestazioni e di altri atti.
Si tratta del secondo ricorso presentato dall’Irlanda. Il primo (ricorso n. 5310/71) aveva portato alla condanna del Regno Unito anche per le tecniche utilizzate per interrogare alcuni sospettati di terrorismo che la Corte ha qualificato come trattamenti inumani o degradanti e non come tortura. L‘Irlanda aveva chiesto il rinvio alla Grande Camera ma, il 10 settembre 2018, il Panel aveva respinto la richiesta.
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