Conflitti non internazionali e terrorismo: la Corte suprema inglese spiana la strada a una nozione estensiva

La mancanza di una nozione condivisa di terrorismo sul piano internazionale ha spinto la Corte suprema inglese, nella sentenza depositata oggi (UKSC_2012_0124_Judgment) a ritenere giustificata la condanna per terrorismo internazionale disposta nei confronti di un imputato che aveva diffuso materiale con il quale incitava, anche via web, alla commissione di atti terroristici. Per la Corte suprema, che ha respinto su tutta la linea la tesi del condannato, la nozione di terrorismo inclusa nel Terrorism Act del 2000 include anche gli attacchi da parte di ribelli contro forze armate nazionali o internazionali in un conflitto non internazionale. Di conseguenza, l’imputato poteva essere condannato per atti di incitamento al terrorismo. Ad avviso della Corte, nessuna norma impedisce un’interpretazione estensiva della nozione di terrorismo, tanto più che alcune risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu hanno fatto riferimento alle attività di al-qaeda e dei talebani come attività terroristiche, anche quando le loro azioni riguardavano attacchi di insorti alle forze statali e di organizzazioni internazionali in un conflitto non internazionale. (par. 49). Inoltre, secondo la Corte suprema “in international humanitarian law, it appears that insurgents in non-international armed conflicts do not enjoy combatant immunity”. Di qui, la conclusione che la diffusione di materiale che incita al terrorismo in zone dove sono in svolgimento conflitti interni può essere classificata tra gli atti di terrorismo.

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