Arriva a Strasburgo un nuovo ricorso per l’inquinamento provocato dall’Ilva di Taranto. La Corte europea dei diritti dell’uomo, infatti, ha comunicato al Governo italiano il ricorso presentato da tre lavoratori dell’acciaieria: il ricorso è stato depositato l’11 settembre 2019 e il 4 novembre 2020 è stato comunicato al Governo (BRIGANTI ET AUTRES c. ITALIE) che dovrà rispondere ai chiarimenti richiesti dalla Corte e, in particolare, chiarire se le condizioni di lavoro, a causa delle emissioni nocive provenienti dall’acciaieria abbiano provocato un comportamento inumano e degradante a danno dei ricorrenti, se vi sia stata una violazione del diritto alla vita privata proprio a causa delle emissioni e se i ricorrenti abbiano avuto a disposizione un ricorso effettivo per far valere i diritti lesi.
L’Italia è stata già condannata con la sentenza Cordella e altri contro Italia (ricorsi n. 54414/13 e n. 54264/15) del 24 gennaio 2019: Strasburgo aveva accolto il ricorso di 180 cittadini, residenti nella zona di Taranto, vittime della mancata adozione, da parte delle autorità nazionali, di misure in grado di tutelare il diritto degli individui a vivere in un ambiente salubre, violato a causa delle continue emissioni inquinanti provenienti dall’impianto siderurgico di Taranto. L’Italia è stata condannata per violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea che assicura il diritto al rispetto della vita privata e dell’articolo 13 che garantisce a ogni individuo la tutela giurisdizionale effettiva.
Aggiungi un commento