Via libera alla costituzione di parte civile dello European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR) contro una società francese di produzione di cemento accusata di complicità in crimini contro l’umanità in Siria. La Corte di cassazione francese, con quattro articolate sentenze, depositate il 7 settembre 2021 (Arrêt n°868), con le quali ha dato per la prima volta attuazione alla legge n. 2016-731 del 3 giugno 2016 che rafforza la lotta contro il crimine organizzato, il terrorismo e il suo finanziamento e che permette il diritto delle associazioni di costituirsi, in taluni casi, come parti civili a fianco delle vittime del terrorismo, ha, da un lato, respinto la richiesta di costituzione di parte civile di alcune organizzazioni non governative e, dall’altro lato, accolto quella dello ECCHR poiché tale associazione è finalizzata all’attuazione del diritto internazionale umanitario. Ma soprattutto, la Cassazione ha precisato la nozione di complicità in crimini contro l’umanità.
La vicenda aveva preso il via dalla decisione di una società francese di costruzione di proseguire l’attività produttiva, attraverso la propria filiale siriana, nel nord della Siria durante il conflitto interno del 2011. L’attività era andata avanti fino al 2014, allorquando, anche per l’embargo stabilito dall’Unione europea, la produzione era cessata. Tuttavia, durante il precedente periodo di produzione, ad avviso di alcune organizzazioni non governative, la società francese aveva negoziato il pagamento di fondi a fazioni armate coinvolte nel conflitto e, in particolare, all’Isis, per mantenere in funzione lo stabilimento di Jalabiya. Era stata avviata, a seguito di alcune denunce, un’inchiesta per complicità in crimini di guerra e in crimini contro l’umanità, così come era stato aperto un fascicolo contro la società e il direttore della filiale. Alle associazioni attive nella tutela dei diritti umani era stato rifiutato lo status di parte civile e, quindi, tali enti si sono rivolti in Cassazione così come hanno fatto alcuni ex dipendenti. Per la Suprema Corte francese, che, per quanto riguarda l’accusa di complicità in crimini contro l’umanità, ha ribaltato il verdetto della Camera di appello del 2019, la legislazione nazionale non attribuisce un diritto generale di azione dinanzi al giudice penale e permette la costituzione di parte civile alle associazioni solo in presenza di specifiche condizioni che, ad avviso dei giudici, tenendo conto degli statuti delle quattro associazioni e degli obiettivi previsti nel concreto, non erano presenti in questo caso, ad eccezione, però, dello European Center for Constitutional and Human Rights. Quest’ultima associazione – precisa la Cassazione – promuove il diritto internazionale umanitario e, quindi, può costituirsi parte civile per gli aspetti legati alla complicità nella commissione di crimini contro l’umanità che sussiste anche se non si ha l’intenzione di essere associati a tali crimini. Di conseguenza, la sezione istruttoria (Chambre de l’instruction) dovrà pronunciarsi nuovamente sull’incriminazione della società per complicità in crimini contro l’umanità. La Suprema Corte ha anche sottolineato le differenze esistenti tra la complicità in reati comuni e la complicità in crimini contro l’umanità anche alla luce dell’articolo 121-7 del codice penale in base al quale per i crimini è richiesto semplicemente che si abbia conoscenza che gli autori principali intendano commettere crimini contro l’umanità e che il il proprio intervento ne facili la preparazione o la commissione. Se si richiedesse, invece, che il complice di un crimine partecipi all’ideazione o all’esecuzione di un piano concertato, molti atti di complicità rimarrebbero impuniti.
Le altre decisioni della Cassazione si occupano dell’annullamento del provvedimento con il quale si imputava alla società francese di avere messo a rischio la vita dei propri dipendenti, del finanziamento del terrorismo e del lavoro forzato.
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