Le donne sono sempre di più esposte alle molestie sessali online, allo stalking e alla criminalità informatica basata sul genere. E’ quanto risulta dallo studio pubblicato a dicembre 2021 e redatto da Adriane van der Wilk (Violence COE), consulente del Consiglio d’Europa, che ha evidenziato come sia la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza domestica dell’11 maggio 2011, in vigore dal 1° agosto 2014 (ratificata dall’Italia con legge n. 77 del 27 giugno 2013), sia la Convenzione di Budapest del 23 novembre 2001, in vigore dal 1° luglio 2004 (ratificata con legge del 18 marzo 2008 n. 48) devono integrarsi e rafforzare la lotta a questo grave fenomeno criminale. In particolare, la Convenzione di Budapest permette l’acquisizione di prove elettroniche e affronta direttamente e indirettamente alcuni tipi di violenza online, con ciò favorendo un intervento migliore e un impiego della tecnologia per combattere i reati contro le donne. Lo studio parte da una classificazione dei reati contro le donne attraverso il web: dalle molestie sessuali online (come “cyber flashing”, diffamazione e calunnia di natura sessuale, furto di identità a fini sessuali, “doxing” e “flaming”) alle molestie sessuali basate su immagini come i “creepshot” (immagini sessualmente suggestive o intime realizzate senza consenso e condivise online) che vengono inquadrate in specifiche disposizioni della Convenzione di Istanbul.
Nella parte finale dello studio sono considerati gli altri strumenti internazionali e dell’Unione europea e sono fornite alcune raccomandazioni, anche ai privati, che possono e devono contribuire ad arginare il fenomeno.
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