Carta sociale europea: l’Italia arranca

L’Italia ancora indietro nell’applicazione della Carta sociale europea, adottata nel 1961 e integrata da tre Protocolli (ratificata dall’Italia con legge 9 febbraio 1999 n. 30). E’ il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa a scriverlo nelle conclusioni presentate il 23 gennaio 2018 sull’attuazione della Carta nel 2017 (conclusioni). L’analisi è stata incentrata, in particolare, sul diritto alla salute, sulla sicurezza sociale e sulla protezione sociale. Diversi Stati – scrive il Comitato che ha passato in rassegna 33 Paesi – sono stati segnati, nel 2017, da un alto livello di povertà. In totale su 486 situazioni esaminate dal Comitato, quest’ultimo ha rilevato 175 stati di non conformità, mentre sono stati 228 i casi rigettati. In 83 occasioni sono mancate le informazioni adeguate per risolvere i reclami. Le lacune più gravi sono dovute alla mancanza di paracadute sociale per coloro che perdono il lavoro, nonché al deficit nel sistema di sicurezza sociale per gli anziani. Rimane ancora troppo diffusa la piaga delle morti sul lavoro. L’Italia resta nella fascia bassa degli Stati per quanto riguarda il livello di conformità. Promossi Austria, Danimarca, Francia, Andorra, Spagna e Regno Unito. Peggio di tutti l’Ucraina e la Turchia. Dall’esame dei rapporti – osserva il Comitato – risulta che alcuni Stati hanno aumentato il livello di sicurezza sociale, ma non così l’Italia, l’Irlanda, la Repubblica di Moldova, il Montenegro e la Romania. In particolare, per l’Italia risulta inadeguato il livello della pensione di anzianità (affiancata da Montenegro, Serbia e Ucraina).

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