Bruxelles chiede all’Italia di eliminare le discriminazioni tra cittadini Ue per l’accesso alla carriera universitaria

Sotto la lente di Bruxelles arrivano le norme sul reclutamento dei professori universitari. La Commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione chiedendo all’Italia chiarimenti sulle selezioni dei professori ordinari. La procedura d’infrazione è all’inizio. La Commissione ha inviato un parere motivato al quale l’Italia avrà due mesi di tempo per rispondere e fornire i chiarimenti richiesti da Bruxelles. Secondo la Commissione, la circostanza che la legge italiana preveda che i professori associati di altri Stati membri debbano accedere alla prova didattica per posti di professori di I fascia, mentre questa prova non è richiesta per gli associati che hanno acquisito tale titolo in Italia (è prevista, infatti, solo per coloro che accedono alle valutazioni comparative di I fascia senza essere professori associati), è una discriminazione indiretta basata sulla cittadinanza e costituisce una violazione del diritto alla libera circolazione dei lavoratori. La difesa italiana è che l’insegnamento universitario non è una professione regolamentata. Per la Commissione, però, nella sentenza Rubino (causa C-586/08) la Corte ha sancito che le qualifiche acquisite negli Stati membri devono essere prese in debita considerazione “nell’ambito delle procedure di selezione relative a posti di docenti universitari”. Tenendo conto delle divergenze, è probabile che sulla questione si pronuncerà la Corte di giustizia.

No tags 0 Commenti 0

Nessun commento

Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *