BIT conclusi dal Regno Unito: protezione legale asimmetrica per diritti umani e clima

I Trattati bilaterali di investimento del Regno Unito non hanno regole specifiche su ambiente e diritti umani con la conseguenza che le aziende che operano in Paesi esteri sfuggono alla responsabilità per queste violazioni. E’ quanto risulta dal rapporto redatto alla ONG Transfer Trade (Foreign Investment) che ha passato in rassegna i BIT conclusi tra Regno Unito e altri Stati (su 99 BIT, conclusi con Paesi che vanno da Singapore alla Cina, solo 1 ha una clausola sulla tutela dell’ambiente) e ha approfondito l’applicazione dei meccanismi di risoluzione delle controversie investitore-Stato (investor-State dispute settlement, IDS) e le sempre più numerose azioni di imprese private inglesi che, per ottenere risarcimenti, citano in giudizio gli Stati anche per l’adozione di leggi interne in materia di politica climatica. Le azioni – si legge nel rapporto – hanno colpito soprattutto Bolivia, Congo, Tanzania e Colombia e rischiano di creare un “regulatory chill” ossia un congelamento normativo che impedisce agli Stati di adottare norme a tutela dei diritti umani e di cambiamento climatico per timore di conseguenze economiche negative. In particolare, l’associazione ha allegato al rapporto uno specifico documento su “Foreign Investment, Human Rights and the Climate in the UK: Asymmetric Legal Protection”.

Qui il rapporto completo (https://www.transform-trade.org/pct-report).

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