Le nuove sfide arrivate dalla pandemia, dall’aggressione russa all’Ucraina, dalle minacce alla democrazia hanno spinto l’Unione europea ad intervenire in diversi settori per rafforzare il rispetto della rule of law nello spazio Ue. Le misure adottate a livello europeo, però, per essere effettive e raggiungere i risultati prefissati devono essere attuate in modo corretto dagli Stati. La Commissione ha così presentato il tradizionale rapporto sul monitoraggio relativo all’applicazione del diritto Ue negli Stati membri (COM(2022)344, monitoraggio). Il documento si riferisce all’attività nel 2021 ed è articolato in quattro sezioni: la prima è dedicata agli interventi nel contesto del Green Deal e, quindi, alle azioni adottate dall’Unione in materia di ambiente; la seconda al settore del digitale; la terza sezione al lavoro, inclusi gli aspetti delle condizioni di lavoro e del riconoscimento delle qualifiche professionali; la quarta alla promozione dei valori democratici e della rule of law, nella quale è inclusa anche un’analisi sul nuovo Patto sull’immigrazione e l’asilo. Per ogni ambito specifico di intervento quale, ad esempio, nella prima sezione, la tutela dell’aria e dell’acqua, sono indicate le procedure di infrazione aperte. Nel settore delle questioni attinenti al lavoro, spiccano le 18 procedure d’infrazione aperte nei confronti degli Stati membri per la non corretta applicazione delle regole sul test di proporzionalità richiesto agli Stati nel campo del riconoscimento delle qualifiche professionali. In particolare, tale meccanismo era già stato inserito nella direttiva 2005/36 sul riconoscimento delle qualifiche professionali (modificata dalla 2013/55), ma non ha trovato corretta applicazione negli Stati membri. Per quanto riguarda la parte dedicata allo stato di diritto, la Commissione evidenzia l’inserimento del regolamento sulla condizionalità e le azioni nei confronti dell’Ungheria.
Alla relazione sul monitoraggio è affiancato un documento di lavoro (SWD(2022)194, SWD) sulle procedure di infrazione e sulle sentenze di inadempimento rese nei confronti degli Stati dalla Corte di giustizia dell’Unione europea. Spazio anche alle procedure EU Pilot: sono state 563 le procedure in quest’ambito, con l’Italia in vetta alla classifica con 46 procedimenti aperti, seguita dalla Polonia (35) e dalla Germania (33). Per le sentenze di inadempimento sono l’Italia e l’Ungheria a guidare la classifica nel 2021 con 4 sentenze di condanna.
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