Attacchi ai civili troppo spesso impuniti. Lo scrive il Segretario generale Onu

Quasi sessanta milioni di civili costretti a lasciare le proprie abitazioni, la propria vita, i familiari a causa di conflitti di diverso genere. E’ questo l’allarmante dato messo in luce nel 12esimo rapporto annuale sulla protezione dei civili nei conflitti armati diffuso dal Segretario generale delle Nazioni Unite il 13 maggio (S/2016/447 s_2016_447) e trasmesso al Consiglio di sicurezza. Nodo principale l’impunità diffusa nei confronti degli autori di crimini contro i civili in particolare in Afghanistan, in Siria e nello Yemen, luoghi nei quali si verificano le più gravi violazioni del diritto internazionale umanitario sia da parte di attori statali sia non statali. Nel 2015 – si legge nel rapporto – in Afghanistan sono stati colpiti ben 11.002 civili, con 3.545 morti e 7.457 feriti, molti dei quali bambini. I giornalisti uccisi, nel complesso, sono stati 52. Pochi i dati positivi riguardo alle misure per la protezione dei civili e, soprattutto, alla punizione degli autori di crimini. Tra questi, l’azione avviata nei confronti dell’ex Presidente del Ciad Hissène Habré, primo caso di esercizio della giurisdizione universale in Africa.

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