Fallito il tentativo di adottare un accordo nella conferenza sul commercio di armi svoltasi a New York dal 18 al 28 marzo (http://www.un.org/disarmament/ATT/), l’Assemblea generale ha provato a non seppellire ogni speranza di una regolamentazione nella materia approvando, il 2 aprile, la risoluzione che contiene il Trattato sul commercio delle armi dopo quasi dieci anni di negoziati sulle questioni legate alle vendite di armi sul piano internazionale (GA, Draft_ATT_text_27_Mar_2013-E).
La risoluzione ha ottenuto ben 154 sì (inclusi gli Stati Uniti), 24 astensioni, tra le quali Russia, Cina, Cuba e India e tre no da Corea del Nord, Iran e Siria. Il Trattato, il primo sulla compravendita di armi convenzionali, fissa standard internazionali per la vendita. E’ vietato, in base all’articolo 6 par. 3, il trasferimento di armi se lo Stato è a conoscenza della circostanza che tali armi potrebbero essere usate per la commissione di crimini di guerra, contro l’umanità, genocidio e gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra. E’ altresì vietato il trasferimento di armi se comporta una violazione degli obblighi imposti dal capitolo VII della Carta Onu e, in particolare, misure di embargo. Il Trattato non si occupa del commercio interno a uno Stato e delle regole sull’utilizzo di armi a livello nazionale. Dal 3 giugno il via alle ratifiche. Ne occorrono 50 per l’entrata in vigore del Trattato. E si prospetta una strada tutta in salita perché certo sia le astensioni di Paesi produttori di armi (Russia e Cina) sia compratori (India) sono destinate a pesare.
1 Risposta