Ancora alta la minaccia dei foreign fighters. Pubblicato un manuale UNODC per arginare il fenomeno

E’ l’Europa sud orientale il luogo con la più ampia presenza di foreign fighters nel continente. Lo dice l’Ufficio delle Nazioni Unite per la lotta alla droga e al crimine (UNODC) che ha diffuso un manuale sullo svolgimento delle indagini e la punizione dei colpevoli dal titolo “Foreign Terrorist Fighters: Manual for Judicial Training Institutes, South-Eastern Europe”, frutto di un progetto di ricerca condotto in Albania, Bosnia Erzegovina, Kosovo, ex Repubblica Iugoslavia di Macedonia, Montenegro e Serbia (Foreign_Terrorist_Fighters). Il testo passa in rassegna gli atti internazionali adottati in materia e le tecniche di raccolta delle prove anche attraverso il web. Centrali gli strumenti per seguire i flussi di denaro e le attività sui social media, nonché la cooperazione per bloccare il reclutamento di giovani per la realizzazione di attività terroristiche internazionali.

Intanto il Consiglio di sicurezza ha approvato, il 21 dicembre 2017, la risoluzione 2396 con la quale punta, nella lotta al terrorismo internazionale, a un rafforzamento della cooperazione internazionale soprattutto ai fini della raccolta e dello scambio dei dati biometrici su vasta scala (2396). La risoluzione, adottata in base al capitolo VII della Carta, segue la n. 2178 del 2014 con la quale il Consiglio di sicurezza aveva chiesto a tutti gli Stati di adottare misure per punire tutte le attività dei foreign fighters. Adesso, l’allarme è maggiore a seguito della sconfitta dell’Isis in Iraq e in Siria. Un punto è stato oggetto di molte discussioni ossia la previsione che gli Stati indaghino non solo sui foreign fighters, ma anche sui componenti delle loro famiglie, inclusi i coniugi e i figli.

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