La Commissione europea, con l’ottimismo che la contraddistingue quando tratta la materia dell’immigrazione, ha presentato, in vista del Consiglio europeo di dicembre, alcuni documenti che, a suo avviso, mettono in risalto i risultati conseguiti dall’Unione europea nell’ambito della gestione dei flussi migratori che andrebbero consolidati. Il 15 novembre, infatti, Bruxelles ha diffuso la comunicazione sullo stato di attuazione dell’Agenda europea sulla migrazione (COM(2017)669 (progress report) e il documento di lavoro (staff working; qui sono disponibili anche allegati e schede informative specifiche tra le quali quella con i dati sul sostegno finanziario dell’Ue all’Italia e la ricollocazione http://europa.eu/rapid/press-release_IP-17-4484_en.htm). Il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans ha dichiarato che sono stati compiuti notevoli passi avanti ma “la migrazione continua ad essere la principale preoccupazione dei nostri cittadini e dovrebbe anche restare la nostra priorità assoluta”. Vediamo i dati. I nuovi strumenti messi in campo dall’Unione hanno portato a una riduzione degli arrivi dalla Libia (con meno 30% rispetto al 2016), con migranti che provengono soprattutto dalla Nigeria (15%), dalla Guinea (8%) e dalla Costa d’Avorio (8%). Tuttavia, si legge nel rapporto, gli arrivi continuano ad essere alti (pari a 114.000 migranti). Per quanto riguarda le richieste di asilo, la Commissione segnala una diminuzione con 535.609 domande (con 275.710 risposte positive) a fronte, nello stesso periodo, del milione del 2016 (con 293.315 nel 2016). Spazio anche all’analisi sul funzionamento degli hotspot e ai fondi distribuiti per l’accoglienza in particolare a Italia e Grecia. La Commissione ha espresso un giudizio positivo sul funzionamento dell’accordo Turchia – Ue. Bruxelles ha poi ricordato l’esistenza di un obbligo fondato sul diritto Ue in materia di ricollocazione (31mila le persone ricollocate) e ha puntato il dito contro Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca che persistono nella violazione del diritto Ue. Nella Comunicazione è considerata con favore la maggiore diffusione del rimpatrio volontario assistito.
C’è poi il dramma dei tanti morti e scomparsi: 2.750 nel periodo considerato nel 2017, a fronte dei 4.581 del 2016. La Guardia costiera italiana ha salvato 285.100 migranti a cui si aggiungono i 18.400 tratti in salvo dalla Guardia costiera libica che evidentemente sono stati riportati in Libia. E questo malgrado la gravissima situazione dei diritti umani dei migranti in quel Paese come sottolineato con fermezza dall’Alto Commissario sui diritti umani delle Nazioni Unite Zeid Ra’ad Al Hussein che, in una nota del 14 novembre, ha dichiarato che la sofferenza dei migranti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità (OHCHR |)
Non solo. Per Zeid la politica dell’Unione europea di assistenza alla Guardia costiera libica e di rientro dei migranti in quel Paese è inumana. Ma gli Stati e l’Unione europea continuano a chiudere gli occhi: “The EU and Italy – scrive Zeid – are providing assistance to the Libyan Coast Guard to intercept migrant boats in the Mediterranean, including in international waters, despite concerns raised by human rights groups that this would condemn more migrants to arbitrary and indefinite detention and expose them to torture, rape, forced labour, exploitation and extortion. Those detained have no possibility to challenge the legality of their detention, and no access to legal aid”.
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