Ripartono i negoziati tra Consiglio d’Europa e Unione Europea in vista dell’adesione di Bruxelles alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Un risultato da raggiungere fissato nel Trattato di Lisbona, ma il cammino per arrivare alla conclusione di un accordo è stato lungo e interrotto più volte. Adesso l’Unione europea ci riprova. Il 29 settembre, la Segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić e la Vice Presidente della Commissione europea Věra Jourová hanno provato a dare nuovo impulso con l’adozione di una Dichiarazione congiunta (dichiarazione; documentazione) con la quale è stata sottolineata l’importanza della ripresa dei negoziati per rispettare quanto previsto dall’articolo 6 del Trattato di Lisbona, ma soprattutto per permettere ai cittadini Ue di contestare le azioni dell’Unione europea dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Un controllo internazionale che è considerato cruciale per la tutela dei diritti umani. Nella Dichiarazione congiunta è stata anche evidenziata la possibilità per l’Unione europea di “intervenire a sostegno dei suoi Stati membri nei procedimenti dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo su presunte violazioni derivanti dal diritto dell’Unione”.
Resta da vedere se questi negoziati avranno migliore fortuna rispetto a quelli avviati e svolti tra il 2010 e il 2013, fino a quando la Corte di giustizia dell’Unione europea, con il parere n. 2/13 depositato il 18 dicembre 2014, aveva concluso che l’accordo era incompatibile con il diritto Ue. Le trattative sono riprese con una lettera del Presidente della Commissione europea il 31 ottobre 2019.
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