L’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO), agenzia Ue con sede a La Valletta, ha pubblicato, a marzo, una Guida sulle strategie in materia di accoglienza nella quale sono anche sintetizzate le migliori prassi nazionali, emerse grazie al lavoro dei punti di contatto degli Stati parti (easo).
Centrale, nell’attività degli Stati membri, l’attuazione della direttiva 2013/33/Ue recante norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale (recepita in Italia con il decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142), nonché la nuova Strategia Ue sull’immigrazione. Tuttavia, secondo l’EASO è anche necessario che le azioni delle autorità nazionali e internazionali siano guidate da principi comuni come l’approccio consapevole e sensibile ai bisogni dei richiedenti protezione internazionale, mettendo in primo piano la dignità umana con particolare riguardo alle categorie più vulnerabili e ai minori stranieri non accompagnati. Va garantita, inoltre, l’efficienza nel supporto, l’effettività e la sostenibilità. Risulta poi centrale la cooperazione tra le diverse autorità nazionali, la Commissione europea e l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. L’EASO è allarmato per le notevoli differenze nelle condizioni di accoglienza tra i diversi Stati membri che causano una frammentazione e una mancanza di fiducia tra Stati che conduce finanche alla sospensione dei trasferimenti in base al regolamento n. 604 del 26 giugno 2013 (noto come regolamento di Dublino). Dopo un’analisi del quadro normativo e della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e della Corte di giustizia dell’Unione europea, l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo ha individuato i passi avanti realizzati nella propria attività di supporto tecnico, operativo, di formazione dello staff e nelle situazioni di emergenza, con specifica attenzione alla situazione italiana, greca, cipriota, maltese, spagnola, non trascurando l’impegno in Stati terzi. L’accoglienza – si legge nel rapporto – è costituita da diverse fasi che vanno dall’arrivo nei centri di accoglienza, alla permanenza, che richiede un supporto per il benessere individuale e la vita dignitosa, fino alla fase dell’uscita dai centri con la permanenza definitiva nel Paese o il ritorno nello Stato di origine.
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