La Corte di cassazione dà il via libera alla revoca del giudicato interno a seguito di una sentenza di condanna all’Italia arrivata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Le Sezioni unite, con sentenza depositata il 28 aprile 2010 (n. 16507), hanno annullato la pronuncia della Corte d’appello che aveva disposto la pena dell’ergastolo, rideterminando la pena in trenta anni di carcere, oltre a revocare la pronuncia della stessa Cassazione che aveva reso definitivo quanto disposto dei giudici d’appello. Questa conclusione è stata dovuta alla necessità di applicare la pronuncia della Corte europea dei diritti dell’uomo relativa al caso Scoppola del 17 settembre 2009, con la quale la Corte aveva accertato la violazione dell’articolo 7 della Convenzione (nulla poena sine lege) e aveva richiesto allo Stato italiano di sostituire la pene della reclusione all’ergastolo con trent’anni di carcere.
La Corte di cassazione, pur riconoscendo l’assenza di strumenti normativi idonei a dare immediata esecuzione alle pronunce di Strasburgo contrarie a pronunce sentenze interne passate in giudicato, ha disposto l’ineseguibilità del giudicato per fatto nuovo costituito dalla pronuncia della Cedu (caso scoppola).
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