Va bene condividere informazioni, archiviare dati in una nuvola ma nel rispetto della sicurezza e della privacy. Affrontando anche le questioni relative all’individuazione del giudice competente nel caso di controversie tra providers e consumatori anche per evitare fenomeni di “forum shopping. Ormai – scrive la Commissione per il mercato interno del Parlamento europeo in uno studio di fine aprile (PE 475.104, EST73411 cloud) – l’utilizzo della nuvola informatica è in costante crescita: negli Stati Uniti, nel 2013, sarà un mercato del valore di 44,2 miliardi di dollari e sempre di più le amministrazioni pubbliche vi fanno ricorso, anche se non c’è traccia dell’utilizzo in Italia, mentre il cloud computing è una realtà nelle amministrazioni pubbliche in Finlandia, Slovenia, Spagna Regno Unito, senza dimenticare gli Stati Uniti. Accanto ai problemi relativi alla privacy e alla sicurezza dei dati si pongono nuove questioni giuridiche relative ai criteri da utilizzare per individuare il giudice competente per evitare il forum shopping e la corsa ai providers che offrono migliore protezione. Non solo. Troppe le incertezze su diritti e su obblighi esistenti anche in ragione delle diversità nelle leggi dei singoli Stati e, ancora più spesso, a causa dell’assenza di una specifica regolamentazione. Senza dimenticare i gravi problemi relativi all’individuazione della legge applicabile.
Per un approfondimento sui nuovi problemi giuridici determinati dall’avvento della “nuvola” si veda Paola Piroddi, “Cloud Computing and the Law Applicable to Personal Data Protection in the European Union”, in Anuario Español de Derecho Internacional Privado, vol XII, 2012 (in uscita), negli atti del VI Seminario internacional de derecho internacional privado dell’Universidad Complutense de Madrid.