Liberi dai rumori causati dal traffico: lo dice la CEDU

Con la sentenza depositata il 9 novembre 2010, la Corte europea dei diritti dell’uomo  ha riconosciuto la violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea, che garantisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare, nei casi in cui i proprietari di una casa non possano più vivere in condizioni adeguate a causa dei rumori e delle emissioni inquinanti. Per la Corte, che ha condannato l’Ungheria a corrispondere anche un indennizzo per i danni non patrimoniali subiti dal ricorrente pari a 20.000 euro (Deés contro Ungheria, http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?action=html&documentId=876970&portal=hbkm&source=externalbydocnumber&table=F69A27FD8FB86142BF01C1166DEA398649),  gli Stati sono tenuti, in base all’articolo 8, a garantire a ogni individuo il diritto al rispetto del suo domicilio, che include anche l’obbligo per lo Stato di impedire che  sorgano ostacoli al godimento dell’ambiente circostante. E’ vero che, in diversi casi, gli Stati hanno difficoltà nella costruzione di infrastrutture, ma le autorità nazionali non possono esporre gli individui a rumori eccessivi per un lungo periodo di tempo. Alla Corte si era rivolto il proprietario di una casa la cui qualità della vita era peggiorata a causa della costruzione di una strada a pedaggio. Poiché il costo era elevato, gli automobilisti deviavano scegliendo un percorso vicino alla sua abitazione. Malgrado le proteste degli abitanti le autorità nazionali non avevano trovato un rimedio. Di qui il ricorso a Strasburgo che ha dato ragione al ricorrente.

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