Il rifiuto del Governo di negoziare un’intesa con confessioni religiose non è un atto politico. Maggiore trasparenza grazie a Strasburgo

La decisione del Governo di non negoziare un’intesa ai sensi dell’articolo 8 della Costituzione con l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti non è un atto politico ed è quindi sindacabile in sede giurisdizionale. Lo ha chiarito la Corte di cassazione, sezioni unite civili, con sentenza n. 16305 del 28 giugno (16305_13c).

Nell’affermare la possibilità di sottoporre a controllo giurisdizionale un simile diniego e sottrarlo alla categoria degli atti politici, la Cassazione si è avvalsa della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che, in diverse occasioni e, tra le altre, con la sentenza del 30 giugno 2011, n. 8916/05, ha precisato che gli Stati devono chiarire i criteri di accesso alla stipulazione di dette intese e consentire il sindacato giurisdizionale sulla ragionevolezza dei criteri.

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