Un approccio soft che probabilmente avrà scarsi effetti pratici. E’ la strada imboccata dalla Commissione europea che punta sui meccanismi di ricorso collettivi ma lo fa limitandosi a raccomandare alcuni principi non vincolanti piuttosto che presentare una proposta di direttiva in ragione delle difficoltà nell’armonizzazione nel settore. Con l’obiettivo – precisa Bruxelles – di “permettere a cittadini e imprese di far valere i diritti conferiti dal diritto dell’Unione in caso di violazione”. I principi chiave contenuti nella comunicazione (COM(2013)401/2 dal titolo “verso un quadro orizzontale europeo per i ricorsi collettivi” (com_2013_401_en) sono stati individuati in una raccomandazione adottata l’11 giugno (c_2013_3539_en) nella quale la Commissione precisa di voler assicurare garanzie processuali evitando al tempo stesso abusi nel contenzioso tipici del sistema americano. Gli Stati membri, quindi, dovrebbero mettere in campo un sistema di ricorso collettivo con la possibilità, per coloro che agiscono, di ottenere provvedimenti di natura inibitoria e risarcitoria. I procedimenti nazionali “equi, giusti, tempestivi ed economicamente non proibitivi”, dovrebbero essere fondati sul principio dell’ “opt-in” con garanzie processuali in grado di evitare un uso abusivo dei ricorsi, tanto più che già in passato, nel corso di una consultazione pubblica, gli Stati hanno espresso forti preoccupazioni su sistemi simili alla class action americana.
La Commissione ha chiesto agli Stati membri di vietare le contingency fees ossia onorari corrisposti in percentuale rispetto all’importo recuperato nella causa e di vietare il riconoscimento di risarcimenti punitivi. Nella raccomandazione è poi auspicata una maggiore diffusione di sistemi alternativi di risoluzione delle controversie.
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