Protezione delle fonti dei giornalisti rafforzata a Strasburgo

La tutela delle fonti dei giornalisti è fondamentale per la libertà di stampa e non può essere messa sotto scacco da misure invasive delle autorità inquirenti. Se sul piano nazionale i giornalisti incontrano sempre maggiori ostacoli nell’esercizio del diritto/dovere di informare con una consequenziale lesione del diritto dei cittadini di ricevere informazioni, la Corte europea dei diritti dell’uomo rafforza la tutela dei giornalisti. Con la sentenza depositata oggi nel caso Telegraaf Media Nederland LandelijkeMedia B.V. e altri contro Paesi Bassi (ricorso n. 39315/06, CASE OF TELEGRAAF MEDIA NEDERLAND LANDELIJKE MEDIA B.v. AND OTHERS v. THE NETHERLANDS), Strasburgo ha condannato i Paesi Bassi per violazione del diritto alla libertà di espressione garantito dall’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Questo perché le autorità inquirenti olandesi, a seguito della pubblicazione di alcuni articoli da parte di due giornalisti sui servizi segreti, avevano ordinato ai giornalisti la consegna di documenti e disposto intercettazioni telefoniche e pedinamenti nei loro confronti. I giornalisti, però, si erano rifiutati di dare seguito all’ordine del giudice di consegnare documenti secretati che dimostravano che alcuni atti dei servizi segreti erano caduti nelle mani di organizzazioni criminali. L’obiettivo delle autorità inquirenti era, anche con l’utilizzo del prelievo delle impronte digitali, arrivare a individuare colui che dall’interno dei servizi segreti aveva fornito notizie ai giornalisti. Un’evidente violazione della Convenzione che tutela la protezione delle fonti dei giornalisti indispensabile alla libertà di stampa. Irrilevante, per la Corte europea, il comportamento della fonte che può anche aver agito commettendo reati per consegnare i documenti ai giornalisti. La tutela delle fonti, infatti, per Strasburgo, prescinde dalla liceità o meno del comportamento della fonte e deve essere assicurata per garantire l’effettiva realizzazione della Convenzione. Accertata la violazione degli articoli 8 e 10, la Corte ha anche condannato lo Stato in causa a versare 60.000 ai ricorrenti per le spese processuali sostenute.

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