L’Azerbaijan fa meglio dell’Italia. Il Senato dice sì al carcere per i giornalisti

Mentre l’Azerbaijan decide di eliminare il carcere per i giornalisti e chiede aiuto alla Commissione Venezia del Consiglio d’Europa (DH-DD(2012)1002) per adottare una normativa conforme al rispetto dei diritti dell’uomo, il Senato italiano dice sì al carcere. Oggi il Senato, con 131 voti a favore, 94 contrari e 20 astenuti, naturalmente a voto segreto, ha approvato l’emendamento n. 1307 al disegno di legge sulla diffamazione voluto dalla Lega che prevede il carcere fino a un anno. In pratica, dopo giorni e giorni di discussioni per l’eliminazione del carcere per i giornalisti nei casi di diffamazione tutto resta come prima. Un voto che allontana l’Italia dall’Europa e dal rispetto dei diritti dell’uomo imposti dalla Convenzione europea e dal Patto sui diritti civili e politici dell’Onu che garantiscono la libertà di espressione e che grazie agli organi giurisdizionali e di controllo hanno detto più volte che il carcere per i giornalisti è incompatibile con il rispetto dei diritti dell’uomo salvo nei casi di incitamento all’odio e alla violenza. Numerose le sentenze della Corte europea in cui Strasburgo ha constatato che è una violazione dell’articolo 10 della Convenzione, che garantisce il diritto alla libertà di espressione, anche la sola previsione di una normativa interna che preveda la privazione della libertà personale dei giornalisti. Nella sentenza del 17 dicembre 2004  Cumpănă e Mazăre c. Romania, la Grande Camera  ha stabilito che la previsione del carcere ha un chilling effect sulla libertà di stampa ed è quindi contraria alla Convenzione europea. Così, solo per ricordarne alcune, la sentenza  2 aprile 2009 nel caso Kydonis c. Grecia e quella del 22 aprile 2010 nel caso Fatullayev c. Azerbaijan. Poco importa, poi, se il carcere è applicato o meno. Per la Corte, la sola previsione normativa è in contrasto con la Convenzione europea. Evidentemente, però, l’Italia guarda all’Europa solo quando ci sono tagli di bilancio, ma non quando è in discussione il rispetto di valori come la libertà di espressione. Con il voto del Senato, l’Italia si allontana anni luce da Paesi che già da tempo hanno eliminato il carcere nei casi di diffamazione a mezzo stampa e corre incontro a condanne da parte di Strasburgo. Visto che non riesce a legiferare in modo conforme al rispetto dei diritti umani farebbe bene a imitare l’Azerbaijan: chiamare in aiuto il Consiglio d’Europa.

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