No all’immunità degli Stati per le controversie di lavoro di dipendenti di ambasciata. Lo dice la CEDU.

Un nuovo chiarimento della Corte europea dei diritti dell’uomo sull’immunità degli Stati nei casi di azioni civili esercitate da dipendenti di ambasciate all’estero. Nella sentenza Wallishauer depositata oggi (CASE OF WALLISHAUSER v AUSTRIA), la Corte europea ha inflitto una condanna all’Austria per violazione dell’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che assicura il diritto all’equo processo e il diritto di accesso alla giustizia. A Strasburgo si era rivolta una cittadina astriaca che aveva lavorato come fotografa dipendente dell’ambasciata americana a Vienna. La donna aveva chiesto il pagamento del salario che non le era stato corrisposto e aveva citato in giudizio gli Stati Uniti. Gli Usa avevano opposto l’immunità dalla giurisdizione civile. Di fatto, le autorità austriache pur sostenendo che non sussisteva l’immunità non avevano eseguito le citazioni e avevano rifiutato il processo in assenza, bloccando l’azione giudiziaria. Di qui il ricorso alla Corte europea che ha datto ragione alla donna chiarendo che agli Stati Uniti, anche in base al diritto consuetudinario e alla Convenzione del 2004, non spettava alcuna immunità.

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