Inchieste sulle consegne straordinarie in Europa: uno studio Ue disegna la mappa

L’Unione europea non molla sulle violazioni dei diritti umani nelle extraordinary renditions. Mancano gli strumenti per fare di più ma almeno Bruxelles prova a tenere accesi i riflettori sulle consegne straordinarie che rappresentano una grave macchia nella tutela dei diritti umani nel cuore d’Europa. E lo fa anche con studi che fanno il punto sulle reazioni di alcuni Stati europei di fronte alla realtà delle consegne straordinarie. Ci prova anche il Comitato libertà, sicurezza e giustizia del Parlamento europeo che ha divulgato, nei giorni scorsi, uno studio dal titolo “Il risultato delle inchieste sul programma della Cia sulle extraordinary renditions e le prigioni segrete negli Stati europei ala luce del nuovo quadro giuridico successivo all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona”(EST73971).

Troppi i vuoti  sulla vicenda e troppe le pressioni politiche sugli inquirenti che hanno svolto indagini sui casi di consegne straordinarie. Il Governo Usa ha fatto pressioni sull’Italia per bloccare le indagini. Che però sono andate avanti e sono arrivate a un accertamento della colpevolezza, malgrado l’uso eccessivo del segreto di Stato frapposto dal Governo. Nei confronti dell’Italia – si precisa nello studio – pende anche un ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Nasri e Ghali, comunicato al Governo il 22 novembre 2011).

Lo studio è basato sull’esame della situazione in 12 Paesi europei. Si tratta di Danimarca, Finlandia, Germania, Italia, Macedonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Svezia e Regno Unito.
Nei giorni scorsi il Parlamento europeo aveva adottato un rapporto sulle consegne straordinarie (si veda il post del 10 maggio,

Extraordinary rendition: un buco nero sul quale l’UE deve fare chiarezza).

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