Nuove prove sui crimini commessi dalla Russia in Ucraina

Torture, violenze sessuali, attacchi con armi esplosive che hanno colpito e ucciso civili, attacchi alle infrastrutture che forniscono energia con conseguenze devastanti sulla popolazione. Sono solo alcune delle violazioni emerse durante i lavori della Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sull’Ucraina, istituita dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite il 7 marzo 2022, con la risoluzione 49/1 (Res. HRC 2022). La Commissione ha presentato all’Assemblea generale il terzo rapporto sulle presunte violazioni e abusi dei diritti umani e sulle violazioni del diritto internazionale umanitario dovute all’aggressione della Russia all’Ucraina (rapporto). Dall’ultimo report, così come dai due precedenti (2022 e 2023), risulta che la Commissione ha raccolto testimonianze e prove sull’uso di tortura come crimine di guerra nei confronti dei prigionieri di guerra ucraini e che atti di tortura sono stati commessi nei confronti della popolazione civile in tutte le province ucraine passate sotto il controllo russo, con ciò attestando che la tortura viene perpetrata in modo sistematico dalle forze russe. Non solo. Le autorità russe hanno predisposto in modo coordinato gruppi direttamente impegnati negli atti di tortura che sono stati perpetrati con la certezza di vedere garantita la totale impunità. Durante la detenzione molte persone sono state sottoposte a violenza sessuale (nel rapporto della Commissione d’inchiesta sono indicate le strutture detentive nelle quali si sarebbero verificate numerose violazioni del diritto internazionale umanitario). La Commissione, quindi, ritiene che vi siano prove sufficienti “per affermare che le autorità russe hanno agito in base a una politica statale coordinata commettendo crimini contro l’umanità, con particolare riguardo alla tortura”. Durante l’invasione sono stati compiuti numerosi attacchi contro i civili, strutture mediche e beni culturali, protetti dal diritto internazionale umanitario, attacchi che hanno determinato gravi conseguenze sule persone particolarmente vulnerabili come bambini e anziani. Anche gli attacchi alle infrastrutture che forniscono energia elettrica hanno avuto pesanti ripercussioni sulla popolazione, inclusi i bambini ai quali in molti casi viene preclusa l’istruzione, e i malati per il collasso delle strutture ospedaliere. Dai dati raccolti – precisa la Commissione – risulta che, ad oggi, durante il conflitto, sono morti 11.743 civili e vi sono stati 24.614 feriti, nonché numerosissimi sfollati.

La Commissione richiama l’attenzione delle Nazioni Unite e della Comunità internazionale sulla necessità di impedire l’impunità e procedere agli accertamenti in sede giudiziaria.

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