La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), organo indipendente del Consiglio d’Europa, ha diffuso il 22 ottobre il rapporto sull’Italia (nell’ambito del sesto ciclo di monitoraggio), adottato il 2 luglio, sottolineando l’allarme che suscita la diffusione dei discorsi d’odio in particolare delle personalità pubbliche, con discorsi politici “che hanno assunto toni fortemente divisivi e antagonistici, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo, migranti, nonché di cittadini italiani con origine migratoria, ROM e LGBT+” (il testo ufficiale è quello inglese e francese, ECRI EN, ma è disponibile anche una versione in italiano ECRI IT). L’ultimo rapporto risaliva al 2016 e durante tutto quest’arco temporale sembra che sia stato fatto davvero poco per migliorare la situazione visto che già nel precedente rapporto (http://www.marinacastellaneta.it/blog/per-arginare-lhate-speech-litalia-deve-fare-di-piu.html) erano stati evidenziati analoghi problemi. Il sesto ciclo di monitoraggio ha al centro l’effettiva parità e l’accesso ai diritti, i discorsi d’odio e la violenza per ragioni d’odio, l’integrazione e l’inclusione, oltre che specifiche tematiche proprie di ciascun Paese.
Continua a mancare in Italia un organismo di parità indipendente e l’adozione di un Piano d’azione nazionale contro il razzismo. L’ECRI riconosce che ci sono stati alcuni migliramenti come la raccolta dei dati sul bullismo nelle scuole, così come nel riconoscimento di diritti alle coppie dello stesso sesso nonché una Strategia nazionale LGBT+, ma alcuni organismi non garantiscono gli standard di indipendenza richiesti sul piano internazionale. Lo stesso Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) sembra alla Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza “incompatibile con il requisito di indipendenza normalmente richiesto per un organismo di parità”.
Altro aspetto critico, lo sfruttamento lavorativo dei migranti, soprattutto nel settore agricolo e domestico. Inoltre, nel corso della visita in Italia, l’ECRI ha raccolto diverse testimonianze sulla profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine in particolare verso la comunità ROM e le persone di origine africana. Così l’ECRI, che non ha affatto accusato le forze di polizia di razzismo, ha chiesto alle autorità italiane uno studio completo e indipendente per verificare l’utilizzo della profilazione razziale e di intervenire nei casi di abusi che erano stati già segnalati in precedenti rapporti di monitoraggio e in documenti dell’ONU risalenti al 2019.
Tra gli aspetti positivi, la previsione dell’educazione civica come materia autonoma di insegnamento nelle scuole primarie e secondarie, l’azione della Polizia Postale per mettere in guardia i giovani dai pericoli dell’incitamento all’odio online, l’attivazione di un quadro istituzionale per contrastare l’antisemitismo, anche nello sport, l’accesso dei migranti all’assistenza sanitaria, la diminuzione dei rom che vivono negli insediamenti.
Il documento si chiude con alcune raccomandazioni all’Italia e con le risposte del Governo italiano.
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