Cavi sottomarini e digitale: gestione del rischio in linea con la Convenzione di Montego Bay

La Commissione europea ha aderito alla Dichiarazione congiunta presentata dagli Stati Uniti sulla sicurezza e la resilienza dei cavi sottomarini che fissa i principi per garantire che le infrastrutture via cavo siano sicure e affidabili. Alla Dichiarazione, che riguarda infrastrutture altamente strategiche, presentata il 26 settembre a margine dei lavori dell’Assemblea generale (cavi sottomarini), hanno aderito Australia, Canada, Micronesia, Finlandia, Francia, Giappone, Isole Marshall, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Portogallo, Repubblica di Corea, Singapore, Tonga, Tuvalu e Regno Unito. Italia non pervenuta.

Da un lato, si legge nella Dichiarazione, i cavi sottomarini sono essenziali per il continuo sviluppo delle reti di enormi dimensioni e garantiscono un alto grado di affidabilità, dall’altro lato, proprio in ragione dell’espansione delle reti di cavi sottomarini sono indispensabili interventi per la sicurezza delle infrastrutture e per garantire un flusso di dati e di informazioni in rete sicuri. Aumentano, infatti, anche i rischi per la sicurezza nazionale ed economica e così gli Stati si devono impegnare per la gestione dei rischi per la sicurezza anche con riguardo alla posa e alla manutenzione dei cavi per arrivare a un’infrastruttura globale sicura e resiliente. È richiesto un approccio condiviso e una strategia comune per l’installazione, la riparazione e la manutenzione delle infrastrutture di cavi sottomarini, sin dalla fase di progettazione, tenendo conto delle pratiche di cybersecurity. Essenziale, inoltre, una cooperazione e un coordinamento tra autorità statali e attori privati e un’attività di pianificazione spaziale e delle rotte per promuovere l’utilizzo coordinato dei fondali marini nonché per proteggere i cavi dai rischi di eventi estremi. In particolare, si richiede una valutazione dei rischi per la sicurezza durante l’intero ciclo di vita del cavo, anche considerando i rischi che possono arrivare da Paesi terzi. Al centro di ogni azione, inoltre, il rispetto del diritto internazionale, con particolare riguardo alla Convenzione di Montego Bay sul diritto del mare.

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