Per migliorare l’efficienza e la qualità dei sistemi giudiziari bisogna partire dai dati e, in questa direzione, la Commissione europea per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa (Cepej) ha pubblicato, il 16 ottobre, il decimo rapporto di valutazione sui sistemi giudiziari europei basandosi sui dati relativi al 2022 (Rapporto generale). Uno strumento utile anche a verificare il livello di attuazione negli Stati degli strumenti adottati dal Consiglio d’Europa nel campo della giustizia e ad assicurare la piena implementazione dell’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che assicura il diritto all’equo processo. Il rapporto, nel quale sono raccolti dati di 44 Stati (non hanno partecipato Liechtenstein e San Marino, mentre hanno fornito i dati Marocco e Israele in quanto osservatori del Cepej), evidenzia che, nel complesso, malgrado sicuri miglioramenti, i processi continuano a durare troppo a lungo. In media, una causa amministrativa dura 741 giorni, quella civile 591 e quella penale 344, con variazioni tra i diversi Stati. Per l’Italia, in primo grado, nell’ambito civile, il processo dura 540 giorni (674 nel 2020), 753 in appello (1.026) e 1.063 in Cassazione (1.626 nel 2020), con una diminuzione rispetto ai dati 2020 che è più rilevante nel settore penale: 355 giorni la durata in primo grado (498), 750 in secondo (1.167) e 132 in ultimo grado (237). Nella giustizia amministrativa in primo grado 574 (862) e 416 in ultimo grado (667).
In via generale, cresce la percentuale delle donne che rivestono il ruolo di giudice che arriva al 57% (era 49% nel precedente rapporto), ma come presidenti degli organi giurisdizionali le donne restano ferme al 42%. Per quanto riguarda i salari lordi, in via generale, quello dei giudici “è in media di 2,5 superiore rispetto al salario nazionale medio all’inizio della carriera e 4,9 volte superiore alla fine della carriera” (in Italia all’inizio della carriera è aumentato da 46.812 euro a 57.000, sia per i giudici sia per i procuratori, per arrivare al termine della carriera a 194.0 euro).
La spesa media per la giustizia è di 85,4 per abitante (+7,31 rispetto al 2020 che contava 78,1 euro) e dello 0,31 del PIL. In Italia è stata superata la media europea arrivando a 100,6 euro per abitante. Nel 2022, oltre a un incremento del budget destinato alla giustizia, in Italia vi è stato un incremento del personale grazie al PNRR e alle risorse impegnate nell’ufficio del processo, così come maggiori fondi per le risorse tecnologiche e l’informatizzazione. Aumento anche nel personale con i giudici togati, ai procuratori e al personale addetto agli uffici.
Tornando all’analisi complessiva del rapporto, la media dei giudici destinati al funzionamento della giustizia è di 21,9 giudici per 100mila abitanti e di 4 giudici onorari su 1 togato. Cresce ancora il numero degli avvocati che sono 180 per 100mila abitanti che vuol dire +30% rispetto alla media tra il 2012 e il 2022, con una media di donne pari al 44% (erano il 43% nel 2018). È Cipro, a quota 505, il Paese con il maggior numero di avvocati per 100mila abitanti e l’Azerbaijn quello con il numero più basso (23). L’Italia è a quota 398,7.
Il rapporto è articolato in tre parti: la prima dedicata all’analisi generale in cui sono illustrate le tendenze in materia di bilancio, sull’accesso alla giustizia, sul ruolo e le funzioni dei professionisti, sull’utilizzo di tecnologie dell’informazione e della comunicazione e delle buone pratiche. La seconda parte contiene un report con schede sui singoli Paesi (CEPEJ Stati), mentre la terza sezione è dedicata alle statistiche con un database interattivo con dati qualitativi e quantitativi a partire dal 2010 (qui il link https://www.coe.int/en/web/cepej/cepej-stat).
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