Pubblicato il rapporto sull’attuazione dell’obiettivo di sviluppo sostenibile n. 16: arretrano la pace e la giustizia. Altissimo il livello della violenza contro le donne

Per fare il punto sull’attuazione effettiva dell’obiettivo di sviluppo sostenibile n. 16 dedicato alla pace, alla giustizia e alle istituzioni solide, l’Ufficio delle Nazioni Unite per la lotta alla droga e al crimine (UNODC), l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e l’UNDP (United Nations Development Programme) hanno pubblicato, il 16 luglio, il rapporto (SDG 16) che indica i progressi (e i rallentamenti) in questo campo alla luce degli indicatori rilevanti individuati nell’Agenda 2030. Già dal primo rapporto sullo stato di avanzamento globale dell’obiettivo 16 era emerso un quadro sconfortante ed era stato dimostrato che non solo gli Stati non erano sulla strada giusta in rapporto all’obiettivo ma anche che, in alcuni casi, si era verificato un regresso. Il rapporto annuale 2024, caratterizzato da una pluralità di interventi, mostra la fase critica che coinvolge l’intera comunità internazionale. Ad esempio, dal 2015 al 2022, la percentuale di omicidi nel mondo è diminuita solo del 5% mancando del tutto l’obiettivo di arrivare a una riduzione del 50%. Il numero di civili morti durante i conflitti armati è aumentato del 72%, facendo registrare l’incremento più alto dall’adozione dell’Agenda 2030 nel 2015. Un aumento senza precedenti tra le vittime con riguardo alle donne e ai bambini: il tasso di donne uccise è raddoppiato e quello dei bambini triplicato.

L’accesso alla giustizia, sia civile che penale, evidenzia la presenza di numerosi ostacoli che portano le vittime a non denunciare i crimini e questo in particolare nei casi di violenza sessuale. Il sistema giustizia non funziona in modo globale se si considera che, nel 2022, quasi un terzo della popolazione carceraria globale, che vuol dire 3,5 milioni di persone, era detenuto senza processo, in attesa di giudizio o di una decisione di primo grado. Un miglioramento è individuato nel livello della lotta alla corruzione. Continua invece ad essere allarmante il tasso di discriminazione nei confronti delle donne che sono sottorappresentate nei parlamenti e nei ruoli parlamentari chiave. Stessa discriminazione verso i giovani che detengono il 37,7% dei seggi nei Paesi in via di sviluppo e il 33,5% nei Paesi sviluppati. 

Tra i dati positivi, l’aumento dei Paesi che hanno istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani (NHRI) conformi agli standard internazionali che è salito del 23% tra il 2015 e il 2023. Tuttavia, mentre vi sono stati significativi miglioramenti in Asia, in Europa si assiste a un peggioramento. L’Italia, ricordiamo, è tra i pochi Paesi a non avere una simile istituzione indipendente dal Governo.

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