Diritti sociali sempre più a rischio nel cuore dell’Europa anche a causa della situazione di guerra che coinvolge l’intero continente e per le nuove sfide che derivano dai cambiamenti tecnologici. Il Consiglio d’Europa interviene così per rafforzare la Carta sociale europea, adottata nel 1961 e integrata da tre Protocolli (ratificata dall’Italia con legge 9 febbraio 1999 n. 30) con l’adozione di una Dichiarazione (vilnius-declaration) che segue quella di Reykjavik adottata durante il quarto summit tenutosi a maggio 2023 (Reykjavik Declaration).
Con la nuova dichiarazione, presentata al termine del vertice del 4 luglio, il Consiglio chiama a raccolta anche le altre istituzioni come la Banca di sviluppo dello stesso Consiglio, che ha finalità sociali, per rafforzare la coesione sociale e contribuire all’effettività dei diritti sociali.
Per fare in modo che i diritti siano realizzati non sulla carta ma in modo concreto, deve essere migliorata la fase di attuazione e quella di monitoraggio che è un elemento essenziale nel sistema della Carta.
In ogni caso, un ruolo centrale è svolto dai legislatori nazionali e dai Governi che devono assicurare in modo effettivo la protezione dei diritti sociali e dare seguito alle conclusioni raggiunte dal Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa. Oltre a chiedere agli Stati che non lo hanno ancora fatto di procedere alla ratifica della Carta sociale riveduta nel 1996, anche “per massimizzare la capacità della Carta di fungere da quadro unificato e completo per la protezione dei diritti sociali in tutta Europa”, nella Dichiarazione di Vilnius si evidenzia che gli Stati, proprio grazie alla Carta, possono trovare strumenti per rispondere alle sfide emergenti che derivano dall’intelligenza artificiale. Nella Dichiarazione, inoltre, si sottolineano i continui attacchi alla dignità dei lavoratori e delle lavoratrici che impongono interventi per garantire la loro protezione da tutte le forme di molestie, incluse quelle sessuali, sul luogo di lavoro.
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