Il mancato accesso all’aborto legale e sicuro mette a rischio la salute delle donne: al via un’iniziativa dei cittadini europei

La prevenzione degli aborti non sicuri e l’accesso ad aborti legali è una questione di salute pubblica e, quindi, l’Unione europea deve intervenire. Per spingere la Commissione europea ad agire, è stata presentata, il 23 febbraio 2024, l’iniziativa dei cittadini europei dal titolo «My Voice, My Choice: For Safe and Accessible Abortion» («La mia voce, la mia scelta: per un aborto sicuro e accessibile»), registrata il 10 aprile 2024 (ECI(2024)000004, ICE aborto). L’iniziativa (My+Voice,+My+Choice), scrivono i proponenti, non ha l’obiettivo di armonizzare le disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri o di interferire con le stesse, “ma rientra piuttosto nella competenza di sostegno dell’UE, conformemente alle norme stabilite dai trattati europei”. In molti parti d’Europa, infatti, vi sono ancora grandi difficoltà di accesso all’aborto come forma di assistenza sanitaria di base per le donne (circa venti milioni di donne non riescono in alcun modo ad accedere) e questo provoca non solo danni fisici, “ma sottopone le donne (provenienti spesso da comunità marginalizzate e prive di mezzi) a un ingiusto stress economico e psicologico”. In particolare, poiché è stato dimostrato da diversi organismi “che trattare l’assistenza riproduttiva come un lusso non riduce il numero di aborti, ma spinge semplicemente le donne a ricorrere all’aborto clandestino”, risulta necessario un intervento regolatorio proprio perché la questione rientra nell’ambito della salute pubblica. Va tenuto conto, tra l’altro che, secondo il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, “negare a una donna l’accesso a un aborto sicuro ed esporla ad atteggiamenti umilianti e giudicanti in simili contesti di estrema vulnerabilità nei quali è essenziale un’assistenza sanitaria tempestiva può equivalere a tortura o maltrattamenti” (A/HRC/31/57, UN).

Non è solo un problema di adozione di leggi perché in alcuni Paesi l’accesso all’aborto legale rimane difficile, malgrado la presenza di regole che ne permettono l’accesso e questo ha come conseguenza diretta “la limitazione dei diritti delle donne, quali l’autodeterminazione, l’integrità fisica e mentale, l’istruzione e il lavoro. La limitazione di tali diritti riduce le donne al loro ruolo procreativo e crea discriminazioni fondate sul sesso”, in violazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e, in particolare, dell’articolo 3, nonché dell’articolo 9 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea sulla tutela della salute umana. Nell’iniziativa si richiede un sostegno finanziario agli Stati membri proprio per garantire l’accesso all’aborto in condizioni di sicurezza. 

La Commissione ha proceduto alla registrazione rilevando che “sono soddisfatte le condizioni per la registrazione di cui all’articolo 6, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2019/788” anche se ciò “non implica che la Commissione confermi in alcun modo la correttezza fattuale del contenuto dell’iniziativa, che è di esclusiva responsabilità del gruppo di organizzatori”. Qui ulteriori informazioni sulle regole che disciplinano l’iniziativa dei cittadini europei (regolamento ICE) e qui il sito per registrare la propria firma https://www.myvoice-mychoice.org/.

Nessun commento

Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *