Individuati, per la prima volta, i rischi climatici a livello europeo, la Commissione Ue ha pubblicato la comunicazione sulla gestione dei rischi climatici in Europa partendo da una constatazione ossia che il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, come attestato dal servizio Copernicus sui cambiamenti climatici che ha constatato un aumento della temperatura media globale nei 12 mesi precedenti superiore alla soglia di 1,5 gradi stabiliti dall’accordo di Parigi (clima).
Gli interventi per fronteggiare i cambiamenti climatici sono essenziali anche per la competitività delle imprese e per assicurare una transizione giusta ed equa. In questo contesto, la Commissione ha evidenziato l’importanza di investimenti per diminuire la vulnerabilità provocata dai rischi climatici che consentiranno un risparmio dei costi nel caso in cui si verifichino inondazioni, ondate di calore e altri fenomeni catastrofici. I danni derivanti da eventi estremi potrebbero portare – precisa Bruxelles – a una riduzione del PIL dell’UE pari al 7%. Di qui un maggiore impegno degli Stati che devono mettere a punto un’adeguata pianificazione a livello nazionale. La Commissione ha anche chiesto di potenziare gli strumenti per responsabilizzare i titolari dei rischi e per sfruttare con efficacia le politiche strutturali degli Stati membri anche con l’obiettivo di assicurare un’adeguata manutenzione delle infrastrutture critiche e attivare un collegamento tra i meccanismi di solidarietà a livello UE.
Nel documento sono state individuate sei macroaree: ecosistemi naturali, acqua, salute, alimentazione, infrastrutture e ambiente edificato, economia, partendo dal rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente, che ha dedicato ampio spazio anche alla sicurezza alimentare e individuato 36 rischi maggiori divisi per 5 livelli di urgenza (EEA).
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