Per fare il punto sulla situazione degli investimenti esteri in Francia, il Ministro dell’economia, delle finanze e della sovranità industriale e digitale ha pubblicato il rapporto annuale sulla situazione nel contesto di crescenti tensioni internazionali, dovute in grande parte alla guerra iniziata, senza giustificazioni, dalla Russia in Ucraina (investimenti esteri in francia). La crisi sanitaria aveva già evidenziato “la necessità di rafforzare la resilienza delle catene di valore e di garantire la sovranità in campo industriale e tecnologico”, che è diventata ancora più necessaria. La Francia ritiene che il controllo degli investimenti esteri sia indispensabile per la sicurezza economica del Paese e, infatti, i sistemi di controllo sono stati costantemente rafforzati dalla legge del 2019 denominata PACTE che – si legge nel rapporto – “ha abbassato le soglie per far scattare il controllo, esteso i motivi per rifiutare un investimento e rafforzato i poteri sanzionatori”. In questa direzione, per proteggere le società francesi quotate in borsa da partecipazioni extra Ue di natura opportunistica, è stata abbassata la soglia “che fa scattare il controllo IEF dal 25% al 10% dei diritti di voto”. Tra i settori strategici quello della difesa, dei trasporti, dell’energia, della sanità pubblica e del settore agroalimentare. Per quanto riguarda i dati, nel 2022, 131 operazioni di investimento estero in società francesi sono state autorizzate dal Ministero dell’economia e 70 sono state sottoposte a particolari condizioni per proteggere gli interessi nazionali.
La Francia ha anche partecipato al meccanismo di cooperazione tra Stati membri e Commissione europea sullo screening degli investimenti esteri nell’Unione europea. Entro la fine del 2023, 18 Stati membri dell’Unione avranno un meccanismo di screening, un dato in crescita rispetto ai 15 Stati del 2020, prima dell’entrata in vigore del regolamento 2019/452 che istituisce un quadro per il controllo degli investimenti esteri diretti nell’Unione (applicabile dall’11 ottobre 2020). Sono sei gli Stati ad avere il sistema di screening più efficace: si tratta di Francia, Germania, Italia, Spagna, Austria e Danimarca, che hanno attivato un meccanismo obbligatorio di autorizzazione preventiva per gli investimenti esteri.
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